giovedì 27 ottobre 2016

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- La spada -

Fatti trovare con la spada nel fodero la calzamaglia e la solita zucca di bronzo. La maschera di Dante nel gesso del nostro passo si muove felpato. Non saprei dirti, ma le ruote sul disco ad aria compressa formano la luce che ruzzola sul disegno. Attorno al segno si mescola l'arco tirando la fune: dialoga con l'amato. La mattina serale contiene il violino diurno, acquiescente solubile insiste. Sulle strisce la dignità, la demarcazione avvia il lavoro dalla vita condivisa. Non ci considera uomini, ma supellettili nel degrado. La campana suona l'ossimoro per i vivi, raramente le costole di legno sui defunti ardono. I sordi non odono nè vedono la deriva nel così è. Ma così non deve essere, portatrice di stragi nei gesti, gli odori più dei sentimenti oltre i sentimenti. Solo la torrefazione dei corpi avvolti dalle vampe ci resta. Rimpiango i filosofi con l'epistola tenevano in pugno il battesimo. L'alterità insegna, cancella il senso della vita. Il gioco inesauribile galoppa sul destriero dell'amor per caso divenendo caos. Amo la fragranza miniata nell'oro Musa di millennaria precia. Non ci deruberete il programma per la vostra estinzione, il bacio doloroso che si fonde in noi profuma nella carne in noi.


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