mercoledì 26 marzo 2014

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 Art now


Nell'arte dei tre morsi il tracollo della ragione guarda il tempo meteo; tra gli scogli le ali si deformano in calcagni; sfaccendati al guinzaglio d'innevate malauguranti vette che si preparano le bustine al tantra; colma di sabbie mobili tra le dita; per ognuno preparate dalla suffragetta che dalla finestra getta funi; a fiumi per Luìs de Fùnès difendendo l'egualità tra i nobili e i contadini; con i commensali liberi di auto infliggersi in un troemp d'oeil la scrivania divisa nella mente, come si dividono le orecchie sul crinale di ogni cranio; coperto dall'ombrello che va coprendo da qui all'eternità l'infinitamente alto e l'infinitamente basso. Sto seduto con la pipa nel debordare fiori a sbuffi; refoli sui davanzali che nel cuore pulsano di fraternità e bouganvillee; con le ortensie disposte in alto per le basse maree nel conto alla rovescia; e alte maree sulla camicia di città gitane dove i cani scodinzolanti  fradici si leccano le zecche sulla franchigia; di vita e di dolori sull'arenile. Mentre l'abat jour del sole e qualche fiore acceso che dai mazzi spunta millenario, guarda l'anima di qualche sigillo dal palcoscenico della primavera; osservando la primula rossa adatta e pronta abbronzarsi sull'isola che bussa, con le esplosionio negli abbracci di pace e giustizia dimostrando; che la faternità non dorme e mai nemmeno russa.

giovedì 13 marzo 2014

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 La libellula per contratto invecchia


Invaso la libellula rinsecchita, stendendo le nervature di ogni elitra sul petalo incolore dell'ortensia; poi chiunque le potrà mangiare col fusto di detersivo in mano; attorcigliandosi al glicine per lavarsi in bocca dai rimasugli di ogni gelso; coprendosi le vergogne fiorite su cinture di corteccia, e celando in tasca le memorie gonfiate da smemoratezze per milioni; di fusciacche provenienti dalle spirali nell'allungo d'un sinuoso accento dell'ignoto che intrappolato va degradando; riacciuffando i colori coloniali in modo verticale sulla scala a pioli, montando l'albero sulla lavatrice e centrifugato lo asciuga steso sulla corsa centripeta dell'interno di ogni formula che rassomiglia ai volti; perduti nelle acque tormentose; dove le foglie paiono ciuffi scuri tra zattere gonfie di lagname annunciato a pappagalli: variopinti; col volto scheletrico ed il tronco arso dalle malelingue poste sulla colonna d'un concetto filosofico: esempio di spettri colorati con cui le donne ridono col fazzoletto, tergendosi la fronte e un meridiano che miagola sulla parure nei parametri di guardia; mentre il busto medievale al capezzale d'un punto di morte andata e ritorno; celebra picchiando la porta del fuori orario portando una faccia idiota con due drink da sorseggiare, cantando  in falsetto il fumetto che esprime la fortuna.