giovedì 29 gennaio 2015

127



- l'uomo del xx secolo -



il ghiaccio fuma all'alba 
artiglia l'anima di spighe.
Sotto l'egida dell'astro il grano
percuote il visionario,
si effonde nel turchino penetra lentamente
estivo sotto pelle.
Il giorno è libero da affanni
intensa gioia per il freddo
immacolato
promanato dal suo
ego.
Il rigore
mostra l'ntesa 
di parità.
Nonostante
ciò 
 migro 
nello stormo sulla
tratta illuminata;
la formazione è in
direzione sud con
le croci nere
 in volo, che
ruminano
dal basso.

sabato 24 gennaio 2015

126



- Anton Pavlovic Cechov -



nessuna filosofia mi riconcilierà con la morte
e la periferia dell'abitudine lusinga le
piante delineate; dalle mani i raggi 
partecipano a sepolcri dalla corteccia inanimata; 
il collare non stringe i colpi dati, piuttosto li deterge accompagnando la
disdetta
dell'acconciatura;
del mare e di una battigia che 
passeggiano sulla cecità del tempo 
non
sviluppano
la carreggiata; il 
pedone
ha
la
forma
d'un cane storpio
ed è
disabilitato al commercio
con
la propria 
essenza dirimpetto al cuore, la lesa maestà d'inverno
caccia la Dea del frastuono timorata di Dio, mentre dai
flutti dell'albergo inciampo su ogni morte che intravedo,
galleggio dai miei occhi socchiusi per la siesta
ritovando l'albero del non morire.

125



- flugzeug -



amata
ed estesa tra i fili
la giornata assolata vira in
sezioni auree, copulando l'idea
martoriata dello sparo in pallottole
di sangue; abbraccio i dardi col mirino
la ragnatela azzurra tra i bigodini afferra
la spada e le monete rotolano nel sacco di
sego; l'intera città vede l'uomo che fugge 
sui piedi pur essendo morto nel tempo; in
qualche mese la trincea di bidoni ha le 
tende del calendario che maturano
  nei numeri; i fili 
  trattengono 
   i calzoni
            al     
         vento e nei
                          dollari               
            





le monete d'oro circoleranno su elefanti a gasolio
                         
                                                                                                                

giovedì 22 gennaio 2015

124


- press agent - 


il perfetto battito
di ali sulla cupiglia, sale
mostrando un pazzo dietro 
l'angolo che non vedo, se non le
scarpe nero lucido, col giardino
d'improperi rigogliosi in Gesù si parla
l'aramaico e le prosperità sono incise
sul conio del giaciglio. Il fiore ha il
ventre acuto e riposa dinnanzi allo
sgabello; di pelle bianca il bulbo
 confessa l'occhio crollato
 nell'abisso di
due gambe.
Precipitano le
 donne quando amano l'elettricità di
Picasso individuata dalle nocche. Gli
astri trattengono il filo di cotone ai fori
d'acqua sull'ombrello, rivestiti dal cinese,
gli fumano dal cranio. Il revolver si accende
presso la vite americana. L'idrante rosso lega
il cross in vetta se disegna i palchi delle renne.
Sgorga l'impeto dalla calma. Piatta la neve 
introduce la lingua in angolo. Il crepitio
del sole afferra la persiana ciondolante;
riversa e obliqua, veste elegante sullo
 strapiombo.
I nove gradi alcolemici sono sragradevoli al maìtre à pènser.
L'ordine di piume si rifugia sotto le ali del ruscello immobile.
La donna asciuga la palla dinnanzi al velo
con le unghie porno rivolte al cielo.
S'intravede la povertà quando il danaro brucia.
Il sentiero degli svitati è ferrato a dorso di mallo.


domenica 18 gennaio 2015

123

 


- free jazz -


                   è                   
                                                       dal corner che                                                        
appaio musa nera e
ammiro le moltitudini
   interiori adagiate su di sè.  
Il numero si comprime di
capelli gretti a lunghi balzi
 muovendomi a temi stinti
 leggo le durevoli viltà.
Chi migra
dal ghetto
costruisce
l'icastico seduto.
A gambe divaricate si
mastica il tabacco marrone
sommersi da gioielli e l'incanto
ha autentici convertiti.Dal salmo
talvolta stipiamo il vermiglio, tra le
 note leghiamo il palo intonacando lo
sguardo ai discorsi, ma non è il castigo 
che ammalia i racconti nell'ultima svolta:
è lo sbalorditivo risaputo che prevede come
l'alluvione sia spray tossico, incendiandolo
                                                                                                                      

venerdì 16 gennaio 2015

122








 -  la sacra Sindone del goal  -



è
spesso goal il
 pressing della manica
che condiziona il palladio
rintracciandolo nella balaustra.
Plastica museruola dopo il fiasco,
 il cervello s'innerpica clandestino
riprincipiando l'elitra in dogana;
 nel
foraggio per le        solite pastoie 
le doti
polari 
col
 pollaio
rigettano
le
coperture e
tolto l'umido
l'impronta
 facciale si
nega
                                                                                                            

121






- Emily Dickinson -


la pallottola bucò il vetro:
fu l'invisibile che mi diede 
il frastuono escogitando l'amore per
l'equlibrio e il verde abbottonato sul candido
estro inditreggiò.
Lasciando 
spazio
ai
fiori,
messi in 
posa, dai baci
schierati a
 mobili dai
cilegi urbani; il
semaforo impallidì, il
ricamo impresso al karma 
tuonò nell'hangar; il vocalizzo
acustico sforò il coro, digitando i
mari sul braccio della fender; il sale
in manovalanza turbinò sulla secca pelle
ambrata, rendendo il fuoco in un lampo agile
al volo in galleria; sotto il vento i capelli al circo
visitarono le acque dure; ordinai un piatto di pesce dal
balcone al limite dell'orrido; vedevo muoversi l'iceberg
la trama fu nel buio pesto, la
chiave, il calcolo algebrico 

giovedì 15 gennaio 2015

120




 - il clown -




ai 
piedi 
 ospito il
lago cullando le
difficoltà da impiccare
e come mago
spingo         l'orata
         nella      
gelatina;
il
  coriandolo
sollecita
il
  profondo       inanimandolo       col pettine;
per
primo
scivolo
nell'avorio 
surfando sulle onde;
lego il fulmine ad un chiodo, la
retromarcia brucia la ceramica nella
 fibra e la superficie con lo sfiatatoio 
caduce al seno il sasso impreziosito;
 5 millimetri di acqua ombreggiano
il fard tramontato, consegnando
alle dune il mezzogiorno vivo 
di espedienti aristocratici;
in mille idee
traggo
dal
telefono la vitamina A

119



- Ak 47 -
  c                                                                           
      i                                                                   
ò                                                  
 che non                                       
           dico è la mania dell'ostrica        di
 serrare la fauci e le nari,
nate rosa dai lapislazuli morenti.
I vini sono di gran marca. Recitare il carattere
 cristallino ha le sue pecche; il palato non 
ingrassa e l'era su cui ci si muove è
magnifica e irruenta
come un flut spaccato 
dalle rocce: magico  e
 improbabile da domare.
Il confine tra il bronzo e il
sopraelevato sta nelle anime
che si parcheggiano per l'eternità:
non una in più, non una in meno.
Il filo d'oro rintraccia l'orizzonte 
descrivendolo tra le pagine; 
serpeggia il filo nero
nell'inchiostro
del monaco;
con
l'anitra 
che affonda 
il becco nel nichel 
sentenziando: il danaro non profuma. Rinchiuso negli
scompartimenti l'occhio di vetro è maestro di profezie irrisolte  

118




- l'inversione a U -




non
amai chiunque 
per cancellare la poesia dall'inerzia:
non rappresentava altro che stelle nottambule.
Noiose lanterne lontane, minuscoli specchi 
incoerenti per le allodole che fabbrico 
con dissenso e fiacchezza sapendo che
non m'importa se risorgerò più o meno 
fiorente dalle ceneri grigie polverose:
fossi un saggio e il toro bianco al sole
attendesse il mio significato martire 
di tutto questo; così che irrompa 
un fiume possente prima
dell'Apocalisse 
di minore 
caratura se lo invoco
dalla mia postura umile e ignota.
Abbraccio la transizione con l'umore
che mi avvolge nel temporale come vita
che non sopporto; l'umanità non la sopporto
le donne non le amo e non m'importano: non ne
avrei cura; mi muovo in ogni cosa automaticamente 
mosso dalla più totale indifferenza; con l'inquietudine 
ondivaga sul marciapiede su cui transito pieno di anemie 
pericolose che mi trapassano con la china e la lente; osservo
 l'imo in una foto sfocata che mi ritrae il cuore malato di capacità;
odio per inerzia senza l'approdo da cui tornare, una sorta di cavalcavia
con l'inversione a U salvifica sottolineata da ogni parola; con la fettuccia 
color del cielo non dimentico mai ciò che non m'importa sentire e udire: la
roccia nel gozzo, il cuore temprato acciaio, la mente lucida di un folle poeta     

mercoledì 14 gennaio 2015

117




- irrelato callido -


nella 
controversia  
della combine
l'aria s'incendiò
condizionando 
smottamenti
polveri di
radici
pianificarono
l'assestamento invitato a pietrisco
ed ammoniaca la cui gravità centripeta
 trattava la balistica venatoria
incardinandola nella
vena bluette
di farmaci 
sedati sull'orlo
dell'abisso non
godendo
più di
bontà
essendo
amputata
agli occhi 
lucidi su cui
la curva e il 
vortice ammaranto 
da sempre riposavano
di paiette dorate ed estremiste

martedì 13 gennaio 2015

116



- Union jack -



nell'occhio scolorito la tromba d'aria
è nobile lignaggio col roveto germogliato
nelle sopraciglia attraverso l'ispessimento di
qualche pelo l'uomo si risruttura con lo scalpello per anatre migratorie
indossando geometrici vortici nella
barba millimetrata col nevischio
cogitando
crisantemi   clematidi   ciclamici
al 
pizzo
plastico
traforato
 se
con la 
spazzola turca
si sciacqua
la bocca
 

lunedì 12 gennaio 2015

115




- clepsydra & calicem -



oltre l'equatore le nubi digiunano;
non rispiego in fazzoletti candidi
sedendo sulla sedia a capofitto;
incatenai l'idilio tumultuoso,
remai in banca il sacerdote,
legge il nano voluttuoso 
con una pertica fuma
la solita sigaretta
deflagrando
l'amaro
unicum
della
clessidra
di una vita; se
consumata sull'altare 
è tronfia di verginità. Gli 
insetti  rotolano con le cimici
nauseabonde nella feritoia in legno:
sputano sul piano dove non mangeranno
che raggi millenari fusi al finire di abiti gessati.
Ciò che conta è il colore della sabbia nella clessidra

114



 - pale fontain -



lo
iato
 di tre neon
s
u
l
collo è taurino col pallore di vacanze a
tergo sull'ipotesi del reato affido a terzi i
baffi col fiore che imbrattano i miagolii
nel crepitio dove ingrasso le avventure
spargendo il limone 
a scorze
col
cembalo
ammaestro
 le vitalità
che formano le
dune e non le ignoro
nell'indignazione cortese di ruscelli, ma
sopravanzo ancestrale e incardinato, fermo
la lima che mi assale con la scusa della rima

113

- voodoo -


lo spirito
di un tale
nel prologo rifluì l'improntitudine
allibendo l'intreccio risuonò
sul magnesio a lampi 
schernendo le casualità 
dei percorsi dietro
il processo
agli echi di chi ridacchiava 
per non aver argomentato quei
successi sino all'alba di qualcuno il quale
rivelò come entrai a farne parte di quell'errore
sgattaiolavo su pattini d'oro gioiendo di brillanti verdi
e nell'indifferenza dell'opulenza strimpellavo sui tizzoni
nell'amore di uno
s
p
i
l
l
o

domenica 11 gennaio 2015

112




- l'equilibrista -



della neve i fiocchi me li ritrovo sul volto
angelici cunei di soppiatto cadono
nella vivacità congiunta
di gelidi 
v
e
n
t
i
ma
 resta    in    vigore 
il 
giallo
al
pinzimonio
rullo litografico
con cui mi sgonfierei 
attaccandomi          all'alba          dei miei lobi 
squali sdentati o conigli feroci
da resettare con granuli d'incenso
cosparsi sul lavandino pubblico dalla 
chioma solare e dai glutei arrossati il
clima raffredderà le pance ai ricci
quando coglierò le nubi 
soffiandomi 
il naso: solo allora
sarò immortale di consensi 

111



      - shadow pierced by lightning -
                   

                    un            
            t
       u
  f
f    
    o             
inrinunciabile
nel cromo e il labile pannello 
attende eretto sul molo la vena
d'un cameo dal ginocchio che balla
riparato dal  piovasco calciato
dal raglio esteriore
destro
per la 
lectio
 divina
lettura 
  remota in
   evidenza
               che medita
                         preghiere e
                                                 c
                                                        o
                                                                  n
                                                                       t
                                                                 e
                                                       m
                                              p
                                     l
                               a   
                                        
                                                                     
                 
                                                               
                                                                      
                                                                              
                                                                                     
                                                                                           
                                                                                        
                                                                                           
                                                                                                  
                                                                                                          
                                                                                                       

110




- il crocicchio di montagna -



al 
cielo 
 minaccioso  
scopro l'invisibile 
filo in nebbia col turacciolo
che scrosta il color d'avorio sulle ciglia;
il passo è nel frastuono che nel tirante serpeggiando
sfiora avvolgendo in piume il mare incollato a resistenze;
 sullo sbattito dei venti chi è
assorto annaffia i giramondo 
confermati al ferro
di cavallo; senza 
ruggini 
il nero 
seppia 
è gonfio 
e reale di
realtà che
si delineano
tra i rami;
si scuote
lo
spartiacque sul cammino
il quale pubblicato sviene

venerdì 9 gennaio 2015

109



- Imam -


scompaio imitando
il cactus variopinto e la
traccia di un'ombra amaranto
ha il corrimano con la postura 
inchiodata all'orologio. Digito la
terra nell'ordine perentorio
 frazionando           il
tozzo     di     pane
p
 a
    r
        a
l
l
e
l
o
agli 
occhi. Specchiati:
lì naviga il cobra. Ho
disboscato l'illuminazione stanziale
premeditando benzine che tramontano: ne odo
il clacson canino conficcato nel palo. Dove il sale
brucia le ferite di ottani stringimi forte, le orbite le vedo nei
timpani; posso rullare l'indipendenza con l'allegria sulle labbra

lunedì 5 gennaio 2015

108



- love to love you baby -
                      
                            
                                             
                                                                                   il                                                                                                                    taglio                                                 
                        al                                                    
               sole                                                       
                                     rimuove                                                                                      
      la figura                        *                                         
                            organica                                                                       
                               svanita;                                                         
sulla            
lapide
 vi 

è
la trottola
annunciata agli
invitati tortora che
vola beccando i corvi
nel baratto
stampandone  i
 danari finge 
tessendo 
filigrane
dalla 
tempra
in pietra 
 vedendone 
la fossa quieta
arde la cerniera cenere di
un lampo sull'istruzione umana che
 rotola slavina di terre a ciuffi nei confini e
negli occhi vaga di profili risuonando in noce di una
voce masticata dall'errore a stralci e senza sentimenti
immergendosi nel blu cancella le abitudini degli alieni
che ottimizzano le rivelazioni del controllo a pieno ritmo.

107

- arbre magique -

e albeggia sulle note 
dominando l'ostinazione con cui 
s'illuminano la gloria delle merci esposte
 in tinta rumorosa per le genti che chiacchierano
 sul passo strapazzato in pavimenti ignominiosi e
di cruenta luce riff si dipanano sulle acque dove
Dio comandò il tempo del genesi in principio erat 
verbum color rock di fiori tulipani dallo smalto al
metallo sul tavolino lavorato bronzè di cute il te
lo sorseggio avverso a folle 
che si accalcano sul
marciapiede 
lucidando 
agli occhi 
ogni vetta
montanara
 imboccando
 il sottopasso 
che conduce 
alla metropolitana
                                                    del     
                                                                                   nord
                                                                                                                   africa.

sabato 3 gennaio 2015

106


- love like oxygen -


la 
giuntura 
astrale 
d'asole e bottoni s'illumina 
accendendo 
la tromba 
della scala
sol fa 
diesis 
con le 
carte 




che 
dormendo
 nella loro effige
scartano per passione 
racimolando nude verità
senza nulla in dosso dove curva e segnaletica 
 sono      mossi 
dalla 
forma  di
gravità 
dei 
treni 
che
 passando
sulle mute 
irridono le corna di
ogni vacca al pascolo 
con il campanaccio al 
collo tristemente nel regime
di alleanza suonano le danze 
dell'impiccato al nodo; e
balla il vuoto stringendo la 
donna forestiera ai fianchi
la quale indietreggia
 con la consolle in
 mano digitando
al computer il
paesaggio al
 proprio cuore
<< ...ti amo, ma non posso dirtelo per timore... >>   

venerdì 2 gennaio 2015

105



- tv set -



cotta 
nel vapore 
antisommossa 
il muso della vecchia si 
tuffò nel catino ingiallendo i 
cromosomi d'ogni gara se
nell'invito fosse inclusa
la cena sulle nubi;
chiuse porte
  finestre
lucernario
non lambendo
il freddo dell'acciaio
il vento siberiano rutilante sulla
meridiana svaporava sinassi ai nervi nella
cattura svuotando torme di iene all'occhio del falcone
la cui chiave rigida è nel buco del chiarore sotto il ponte dell'enclave