giovedì 29 settembre 2016

236


- L'amore è la felicità -


Nella metà del tuo sguardo intercetto un pensiero che ci riguarda. Nudo e mortale ci segue cantando la solita strofa inarrivabile. Cerco d'infrangere la finitezza di aurora e tramonto lontani dall'eternità. Gli spiriti non indossano nè vestiti nè forme, sempre si reggono al cavallo dell'amore. Travestita in qualunque modo in qualunque luogo ti attendo a qualsiasi ora. 

235


 - Spazio e tempo per l'amor perduto -

Il discorso tra me si fissò tra i cespugli al confine dell'osso, dove i datteri di mare reggono la porta. Secondo la parure del talismano l'angolo di medusa conteneva l'idea primigenia dietro lenti spesse. A fronte d'ogni sentimento colorato inossidate fungevano da cancello. Non aprii i florilegi che tenevo nella tasca, avrebbero restituito deserti Biblici. Come nulla fosse, nel pieno della finzione recitai la forma. La gamma aurifera dei suoni cavalcarono lo scooter alla partenza, feci in tempo ad osservare il panno sul vetro strofinato dalla colf. Il giglio stava esatto nell'amor fuggito sulle labbra del consueto amore, col volto radioso viveva nel rosso che ti dona sul crinale ventoso del piano. Amo si, chi quando legge non capisce nè di amore nè di guerra nè nulla di chè tentando di sapere i fatti.

domenica 25 settembre 2016

234


- Drunk -

Ubriaco avvisto i due cacciatori sul campo arato, il cane nero libero di annusare tra i solchi. La cuffia ad alta visibilità decolla dal capo di ciascuno a proiettile luminoso. Le traversine parallele distanti anni luce gravitano sulla pagina sottolineata dallo scienziato. Sulla sedia a rotelle la luna in orbita detiene il potere di non farsi vedere di giorno. Il sole detiene il potere di illuminare ogni cosa anche le ombre. Non prego mai, dovrei, ma non sono illuminato a sufficienza nonostante il sole. Le uniche parole che riesco a capire dal breviario sono impetrare la volontà. Discuterei volentieri di amore con Dio. Se è vero che l'amore soffia dove vuole per quale ragione non ho un amore davanti a me da poter scegliere di amare o non amare ma un'affinità elettiva cui non posso ignorare per rarità !?

domenica 11 settembre 2016

233



 - La vettura -


Si coagula il sale bianco trasportato dal legname a valle. La pietra parcheggiata sugli estremi muove la coda. E' sempre la stessa storia. Nel sacco breve il lapislazulo non vede nè sente la fessura da cui proviene il suono della fisarmonica. Poi l'arpa accompagna la gazza nel volo tra il davanzale della finestra il ramo del ciliegio. Nella gazzarra imitare la divinità posta all'entrata del giardino è arduo. Il paesaggio lunare compare nella grotta sul monte. La luna rovesciata s'introduce negli occhi vitrei dei cadaveri. Non vi è traccia di me nella miniera. Sono esanime amore blu nella vettura parcheggiata.  

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- Il fumo del turibolo -


Il sudore avvistato sulla fronte è la ciclopica vela imperlata all'orizzonte. In bianco nero l'arcobaleno deposita nel caveau le molteplici mani sul velluto. Sparsi a terra i bossoli simili a denti con la voce da contralto redarguivano le truppe sulla linea dell'equatore. Ogni enclave nell'entroterra favoriva la nube alcolica al banco degli imputati. Color marrone le vestigia di padre e figlio scomparsi sull'argine del fiume davano cenni di risveglio. Non vi è donna che non sia amante del futuro, l'incandescente  ipnosi di mezzogiorno rovina la traettoria fantasiosa dei purosangue. Il ponte di cristallo crolla sotto il rumore degli zoccoli, l'odor di asfalto e calce regge la scia del treno al decollo sui binari.   

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- Questo amore impossibile -


Sgonfio la luce del faro sulla motta forestiera che inietta a tutti la messa del sacerdote. Fiaba di una farfalla dalle ali di cotone che recide il cordone ombelicale. Si ritrova nelle contrade della metropoli sul cofano di una Limousine. Stentoreo nel corpo traspare la notte sulla tela come esorciscmo col pennello unto. La pece dipinge la donna innamorata nella mutezza che parla sulla punta della lingua. Spiagge di corallo fremono silenzi condivisi. Al vento deambula il cuoio cappelluto trattiene e vidima il tutto che pare essere non lontano, il giorno in cui ci vedrete camminare mano nella mano.

230



- Enchantè -


Poi tu riconducibile ad uno sforzo di memoria sepolto da millenni in me. Travasato nel calice di vino l'intenso aroma vi fiammeggia effervescente. Il baluginare negli occhi, mi ritaglia il mistero di chi vede oltre le carezze del nostro ondoso frastuono. La dentatura bianca, le labbra rosa, l'intensità del volto, ti bevo l'intima ebrezza che mi seduce il cuore amando ci culla tra le dita a corde d'arpa.

229



 - Il cuore meccanico -

Il letto d'aragosta si muove sulla brina, t'incontro rosa, fossa delle marianne sulla cartina di tornasole dove il writer incide la propria immagine. Il foro si spezza, la trave marcisce, la nave decolla, lo spillo reagisce chimicamente nel divenire nobile oro. Il nugolo di ali in volo è di uomini in mare sulla tavola da pic nic che borbottano mosche blu svestiti nel dipinto di sole arrossito dal digiunare. Le imposte sbattono al suono del sax. Il jazzista all'angolo col cappello dai piedi colmi di note spicca il volo immergendosi nel  conio a cencio ripiegandosi sulla moneta. Il bivio del cent passo dopo l'altro ruzzola dal mezzogiorno alla storia buffa delle contrade polverose di palloni e umili proiettili.

giovedì 8 settembre 2016

228


- Pink floyd -


Mi comparve quieta, magica nell'incantesimo con cui si accende la luce spegnendosi, principio e fine d'un amore ininterrottamente. Nel fluido ci vedemmo in noi, accergendoci d'esserci sentiti sguardo.

sabato 3 settembre 2016

227


- L'amour toujours -

E' un semplice indizio con cui ti scalfisco la pelle. Il probabile suono ti è sconosciuto se rabbrividisci. Nell'animo il gioco di entrambi noi sciame a unghie alate che ci visita. Ci percorriamo i corpi in quel tocco universale in cui dimoriamo, periplo d'amore a palcoscenico illusorio da cui si dilegua.

226


-  Il giardino dei miracoli  -


La scala ghiacciata si edifica nel marmo che pende, il militare guarda il nugolo umano nella foto di rito. Tubi teli alla mercè del vento che soffia osannati a cappotto di spilli del battistero. Tra le secche i camminamenti le siepi verdi e geometricche, nello spicchio della nube s'impone la maleducazione, si spalanca l'orizzonte. Angeli eretti a loculo. Il capitello sulla colonna sdraiata protegge foglie blese. Nel taschino zingaro il porta gioie, racchude alla bene meglio il concerto di archi dalle corde pittate. Ventriloquo nel fianco monetario, riaffermo la potestà dell'edificio dipinto a parete. Diedi al ragno la chiave della sfinge ad aria compressa, da un orecchio all'altro si smuove il ciuffo di capelli. Detengo preziosi dietro la lente sfocata. Sulla dimensione scomposta del corpo ho la maschera di viltà. Non mi si spegne e mi compiaccio, accampato sull'erba dei miracoli la regia è un minuscolo pannello solare.

225


- In lontananza -

Troverò la bellezza in questo squallore di recita muta da vicolo cieco. La cuffia di sole che tuona esce quando m'infilo all'ombra del saliscendi, per non tornare più. Incontro i miei sogni disegnati sul volto di peltro svaniti al decollo e resisto. Dove non torno lascio lo striscio che traspaia al vespro qui mi trattiene mano stesa dall'elemosina. Sull'isola è cresta di camaleonte il profilo al fresco, la cinghia del sandalo non ha fini slacciati sul ponte sospeso. Corde che ama per l'ignoto. Troppo è maledirlo fragile nonostante me vorrei il tuo passo fosse scalzo in lontananza e smettesse di solcarmi le vette chiare.

224


 - Passione -

La luce di sensualità impertinente si sovrappone curva su gli invisibili sorrisi. Dilania gli esclusi cui m'incateno bizzarro ed erotico lo sfiorarsi: vive l'arte del tacere. Mi concedo la gloria nel tuo intrepido incedere. Quanto di più splendida tu sia scultura nell'ingegno dell'amore umano. E strana qualità l'astrazione del tuo volto, sfugge dissovendosi nel mio nulla di fatto colmo di amore.

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- L'abisso in superficie -

Il poco più di niente s'inabissa, non si espone. Eppure vivere a piccoli morsi audaci è teoricamente abile se si concretizza la moneta come ballerina. Le esistenze su aree prive di pensieri hanno la loro danza: parte di stabilità. La spensieratezza non in voga di una cartina di tornasole copre con la mano sul volto e riscalda i ricordi durante la ristrutturazione. La non trama del noi è il solito repertorio di voci a perdere, di nido chiuso dal setaccio: giunco tirato a fune che chiude l'evento al particolare. Per me il buono che non c'è, ci visita negli intenti sfidandoci sugli arpeggi d'immodestia faccia faccia. A vederci nell'imo ti scorgo estiva mentre incedi muovi i capelli frizzanti di voluttà.

222



- Cocaburra -

Nella corolla di pupilla hai un daino che bruca. L'ebreo sulla catasta del legno lo accudiva di fianco al camposanto in cui viveva. Al di fuori di noi gli stregoni indossano il suit e calzano scarpe marroni. La lente d'ingrandimento osserva i loro diamanti gambe idrauliche che versano l'animo intagliato di grezzo. Abbattono il suprefluo cresciuto a dismisura si eleva cattedrale vegetale. La dittatura dei gesti per sordomuti ingabbia il cocaburra mai estinto si libra in volo atterra sul ramo. Conquista gli sguardi selvaggi d'ogni anima salvata che riaffiori dalla corrente del fiume. L'addio è ritorno polveroso fatto di versi controversie. Dal balcone al pian terreno sento la tua voce come fossimo al telefono fianco a fianco s'incaglia il cuore lana invischiata nelle spine del rovo, possibile non amarti ?  

221



 - Una notte come un'altra -


Da qui a qualche tempo non ci rivedremo. Nè io qui seduto al tavolo mentre bevo birra, nè voi di là alticci con la felicità del sorriso bendato da barbe voci, bicipiti tatuati, abiti informali di chi sta bene è sempre nel posto giusto. Il passo leso la verità blesa quattro concetti non prudenti e misfatti innocenti gli abbracci a persone che non conoscono ardori vitali; velocemente il destino incalza quando indossa l'abito. Rapido insegna a stordirti illuminandoti non ti regge non ti governa, che non ti fu affidato dalla pietà celeste. Uscite dal bar entrate nel bailamme di fiamme in fiore il silenzio cala mesto sulle cose che avete lasciato alle vostre spalle.    

venerdì 2 settembre 2016

220



- Piscina -

Indosso gli slip asciugati al vento, gli abiti ai ganci dell'ombrellone trattenendosi alla staffa bianca  innescano resistenze di bandiere oblique, la mia ombra spedita sul telo giallo con la lucertola è fissa sul lettino a scultura nera priva di capelli. Quei pochi mossi lievemente a vegetazione rada sono steppa, le ginocchia bagnate, la canicola, aumenta l'intensità del calore, normalità che si riappropria la propria entità trasformata dopo l'immersione nell'acqua. Un insetto atterra sul block notes visita da turista le parole che ho vergato sfregandosi placidamente le elitre. Nell'uomo il superfluo è identità divenuta precipitevole. Si spegne il sole. Al richiamo di ogni nome si riempie l'aria immediatamente svuotata si ricolma d'urli giochi schiamazzi d'acqua spruzzi cristallini, perforati dalla luce riaccesa e ludica; sensuali i corpi si decorano illuminandosi alla tintarella bruciando. Quella donna laggiù con gli occhiali da diva prende il sole ed è meravigliosa nella sua lucentezza ambra.

219



- Skirt -


Il bagliore mi conquista l'imo in cui felicemente sto. Tranquillo spolvero la linea del tuono, paralizzo l'amen lo piego riponendolo da parte. Cerco la furia del vento che ti cade a dismisura, non combacia con ciò che da sempre penso di te. Illudo l'egemonia che bagna. Nulla di diverso mi attacca eccetto gesti astigmatici d'amore: impressioni privi di trucchi, molteplicità che torturano la quiete. Dalla cavità del quadrante sboccia il millennio, su di noi deposita i ricordi a nastri col fiocco d'avorio. Per religiosità assopite è l'ennesimo sciabordare di rughe che ci resistono. La santabarbara del cuore è legge automatica, imprime modestia mentre sbottona la gonna che srotola nel cielo damascato.

218


 @:-)  i feel love -

ti bevo ti vibro sulla lunghezza dell'anca mossa di calore e nerbo, ti spingo sul fuoco ad occhi chiusi ti riacciuffo non mi vedi, odi l'orda dell'aria che ci accoglie nel sussulto il movimento rispecchia ciò che è per noi ombra sull'ombra i nostri corpi incendiati di terra e fango convulsi avvoltolati d'amore morte danzano sotto l'egida del soffio d'inesprimibile sconquasso, è l'arte umana: s'infrange inesorabilmente epiteto in ciò che sarà in noi con noi nella parabolica diversità del noi uguale.   

giovedì 1 settembre 2016

217


 - Quando m'innamoro -

L'albume romantico odora di traverso s'incolla allo stellio del bivio. Al marciapiede fiorito di Diana la caccia è aperta all'onestà del diritto, il portiere chiude la serranda. La botte gravida dimenticata da chissà chi deforma il liquido che scivola nella crepa del romanzo. Assurge a totem policromo ogni livello di colore dall'orbita sfoglia l'occhio, acquista la modestia dell'immortalità. La bandiera dei ricordi ha ciò che desidero. Sul letto le foto divise dall'ignoto si dissolvono, protocollo necessario per vivere. La lapide è iscritta nel rombo consueto. L'ortica rilascia la coltre di aghi e se ne infischia di elemosinare a corte il piumaggio dell'oca che miete. Le vetovaglie sono spesso algebriche, se spiumo l'arca  penso di poter spegnere la luce quando lo desidero. Lo spettacolo sia fine mentre m'innamoro.

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- L'amore al tempo dei Poeti -


La risacca dei rumori mi dirige sul mondo delle cose che non vedo, mi appisolo sulla schiena il vento notturno mi edifica la frescura di una chiesa. Scivola lo spegnimento della luce, i pensieri nascono a cespugli muoiono nell'oscurità privi di segni. Resta misterioso ciò che non sciolgo e taglio rimane per me inspiegabile: come mi senta illeso di un amore che m'induce ad un furioso e pacato disinteresse.