domenica 30 ottobre 2016

262


 - Bip Bip -

Piegai il ferro battendolo nel gas. Immersi la fotografia seppia nell'acqua santiera colma di paillettes. Al macchinista diedi la tavola da surf su cui pigiare la fortuna. Bendato come un pazzo avrei visto facilmente la punta dell'iceberg. Le briciole di pane ricordarono i sentieri celesti da consegnare al postale galoppante. Dal pozzo grappoli di versi sulla verticale a presa sicura tra una pietra e l'altra  cercarono la fuga. Il fiore segue l'unica via di accesso, la corolla fontana per gli homeless. M'immersi nell'odore profuso del tiglio accalorai i sensi tra noi e i nostri sguardi scossi dal riff acerbo.

261


 - Delirio -

Non mi pare un'idea la genuflessione dietro la barricata della vigna rende il fiuto candore frugale. Il guinzaglio in cuoio è parete che visita la tenda in centro al cuore maniero del karma. Le corone transitano, afferro l'artiglio, sorvolo l'aliante illune. Il baratro in vetro modifica la prospettiva aurea, nell'angolo chiunque è nemico da abbattere. Tolgo la mammella, ottuto il cratere, la bruma in retromarcia si candida pietra col fusibile. La tormenta si arrotola nell'acqua. La lente con la camicia quadrettoni autotrasporta i gesti della vastità nel panorama del doppio fondo. Ridicolo lo spazio temporale, il pizzo ad aquilone nero sale scende sulla scala di Esher, dall'aeroporto al vespro.

260


 - Psycho -

Metto in contato la divinità col tempo irsuto. Nell'ostrica la roulette impiega tempo per generare perle. Ad alta quota la follia dei volumi inchioda l'aria appesa. Al brandello affumicato, bicipite di vaiolo lunare il marpione Satana siede con la figura scheletrica di fianco. Indico la rotta della cuffia al wi-fi, i fili olezzano di nano secondo. Al velluto raccapriccio la bocca d'aspirazione traduce la gamma mortuaria in filigrana da gioco. Il succedere è nel pianto secolare orbo d'incompiuta maestà. Sotto il braccio marmoreo la salopette fieno nell'intreccio di brillii ctonie comete. Pressurizzo la conca dalla mano lucente. Cinfrusaglia di camicie in ferro, la schiena di Sisifo è una serra a mazzi di fiori.

259

 - Icona pop -

Troppa gente nell'occhio smerigliato dello stagno. E penso al diniego della parure avvolgendola al collo albino del foulard. Tu mi pensi allacciato alla spilla del crisantemo, viceversa mi soffermo al sinuoso respiro della sintomatica estremità del tuo volo. Smisto danaro sul fiume, la branda minata a lirica dell'ovvio genera quantità di cenere mai vista. L'infinito è nel boomerang a spacco di gonna. Vestito da sera nel far l'amore con la Musa fui colto in fragranza di reato, indignato gettai alla platea petali venefici i quali si trasfrormarono in insetti pensierosi con l'inclinazione ad imitare Nietzche. Clichè di una piaga sulla spalla degli sconsiderati. Vuoti a perdere cui mancava il pieno del tuo volto. 

sabato 29 ottobre 2016

258


- Periferia -

La stella polare della superbia parcheggia nel traffico giovane, lo chignon convulso dalla grammatura crede imprecando. Libero in ciò che perseguita, le strette a curva di mano le rende grottesche. Cubi cementizi al sole algebrico ed enormi ragazzi irrigiditi dal gioco, festeggiano la polvere in cui sei sarà la polvere in cui ritornerai. Al fumo della nebbia diseredata, mezza via sui trampoli nel teschio, si cogita l'alto pianto. Il batuffolo a cometa segue la moto sullo sterrato: l'amante si dilegua.

giovedì 27 ottobre 2016

257


 - Pensieri -

I pensieri conoscono la strada; è assolata, abbagliante, lucente. Se odo il cuore gemere alcuni li tolgo, modellandoli cambio loro il peso specifico, li rivolto, li imbastisco, cucio l'orlo, accorcio le maniche, li curo. Verso loro un bicchiere d'acqua, di birra, di Chianti, zitto li rianimo, li faccio parlare, indico il modo, li distraggo con un'immagine d'amore. Spesso hanno questo atteggiamento: volpi; giudicano acerba l'uva che non riescono a raccogliere, ma quella che hanno raccolto non lo svelano. Li inganno continuamente, si fanno ingannare ingannandoti, ho persino dei dubbi circa la mia personalità invisibile, la percepiscono. Lavoriamo insieme, creiamo folla nella follia trasciniamo tutti nelle mani dell'amore. Non potevo scegliere pensieri migliori: mi canzonano lasciandomi nel dubbio. Hanno sottoscritto il contratto in mia vece firmando: I love you.

256



- La spada -

Fatti trovare con la spada nel fodero la calzamaglia e la solita zucca di bronzo. La maschera di Dante nel gesso del nostro passo si muove felpato. Non saprei dirti, ma le ruote sul disco ad aria compressa formano la luce che ruzzola sul disegno. Attorno al segno si mescola l'arco tirando la fune: dialoga con l'amato. La mattina serale contiene il violino diurno, acquiescente solubile insiste. Sulle strisce la dignità, la demarcazione avvia il lavoro dalla vita condivisa. Non ci considera uomini, ma supellettili nel degrado. La campana suona l'ossimoro per i vivi, raramente le costole di legno sui defunti ardono. I sordi non odono nè vedono la deriva nel così è. Ma così non deve essere, portatrice di stragi nei gesti, gli odori più dei sentimenti oltre i sentimenti. Solo la torrefazione dei corpi avvolti dalle vampe ci resta. Rimpiango i filosofi con l'epistola tenevano in pugno il battesimo. L'alterità insegna, cancella il senso della vita. Il gioco inesauribile galoppa sul destriero dell'amor per caso divenendo caos. Amo la fragranza miniata nell'oro Musa di millennaria precia. Non ci deruberete il programma per la vostra estinzione, il bacio doloroso che si fonde in noi profuma nella carne in noi.


255



- Smack -

Indissi la massima attenzione in me, odorai l'aria animale, tacqui nei suoi capelli. Nell'agitazione più lieve, lessi il salmo del suo incedere. Estrapolai alcune immagini, i sensi li resi umidi nel clamore di cui ero vittima; la commozione svanì formando la nuvolaglia laggiù. Dense lacrime per chi non ama. Rimasi al sole del suo acuto vedere. Indossavamo entrambi, l'abito asciutto per le grandi occasioni. 

domenica 23 ottobre 2016

254


- Frankie goes -

Calpesto la nube polverosa, il crocifisso d'ambra brilla salmo imprigionato nello jus sanguinis. L'onda di platino mi sorvola la parrucca tagliandomi l'occhio in due emisferi. Siedo al piano, la coda di rondine sulle labbra, bicchiere di Martini nel lucido ocra, al centro del quadro la punta del mio naso. Il riverbero dell'alfabeto nell'universo si batte attorno le note. Rielaboro circonfuso di santità. Per la platea il fondale nero, nero il cappotto sino ai piedi. Nudi li intingo nell'acqua tinta dal petrolio increspata  nel vortice ventilato, non evapora agitandosi al suono della song. Canto nell'oscurità il divenir belle note decise dal rapido scalpitar degli zoccoli. Distinguo il rosa shocking, se trasporta eretto la fortuna sul palmo delle mani, invio un bacio su ogni porta non illudendomi d'immortalità. Vissi diverse vite nell'unica che resta ad ali temerarie canto per voi il mio passato. I Love You.  
   

253


- Wodka lemon -

La vettura indossa la parrucca di foglie rossastre, pensa al gesto significante del cuore compulsivo quando lascia orme leggere: eppure profonde. Sul dorso la terra arata nella mezzeria è l'artiglio da cui sfugge la noce; rotola sul cemento, scalcia facendo l'amore, l'intenzione non sfuma. Digita poi ritrova il costume. Seduto sul davanzale della baracca l'orso di peluche sotto la pioggia ricorda il frinire della tramontana d'estate. Il verso sul filo di lana s'insabbia nel mesto che diviene noia. Dalla nebbia sbuca la moltitudine di piccole teste, piccioni ad ali tese che incalzano sullo sgabello in pelle. Il vuoto non regge l'ubriaco colmo di wodka lemon. Esistere per intrecciarsi con ciò che ci conviene è un fatto. L'amore è più forte di noi sotto di noi quando non stabilisce altra priorità che se stesso.

giovedì 20 ottobre 2016

252

 

Vedimi e non rincorrere il senso. Non troverai risposta. E' innocuo ciò che ci unisce, profondo e insondabile intreccio che non si svela in noi, ma fuori di noi. Nonostante ciò ci lega, mistero come fosse prima di noi. Così è amare.

251



Prima della tempesta, quando il sole tra le nubi filtra di santità insolente irraggia nel gesso gli alberi dipinti dalla luce. Al vento il fosso divampa brucia sulla staccionata, il verde s'incupisce non brilla ammutolito. Fermo al semaforo penso sia bello incontrarti, sapendo come il silenzio mi unisca a te conversiamo nel mistero di noi mentre parli non so guardare altro che nel nitore dei tuoi occhi.

lunedì 17 ottobre 2016

250


 - Banana -

tenetevi forte ninfette è in scena il secolo scorso, tenetevi forte matusalemme è in scena il qui ora nel mezzo ci sono io il vostro Dj con l'arpeggio di vibrazioni; i saluti alla spalla per le strade secondarie poi l'orbita in un punto migliore di questo. Per catturare le farfalle la camera ardente al motel, i denti posteriori se non hanno l'appettito consueto moderano la nube in cotta di ferro. A secco di carburante sto sulle tracce dei luoghi in cui traspare il flusso dei passi. Traversine che sottostanno alla velocità del trotto, andatura scarsa, capacità vocali a patto che siano in cassa al duplice bacio. Chi mi risveglia di cuore non è che la polvere sul divenire cipria. Ricordo il numero, mettetevi in contatto con wath's up al culmine del diapason, se risultano novità musicali le scarico.

249

 - Analphabet poem -

Dai tornanti ghiacciati agli sterrati infuocati tu vero protagonista senza paura, leale, coraggioso, non chiedi, cogli l'occasione, la crei, la fortuna sbendata altrettanto, ti segue nei sentimenti. Bendiamoci noi futuri innamorati viviamo la nostra follia all'inverosimile, abbracci nel girotondo a mosca cieca, ed ogni volta che ci manchiamo togliamoci un indumento al gioco della carta più bassa. Noi più bassi del morire quaggiù, tocchiamo il fondo a prenderci la spinta ci eleviamo andandocene sempre più giù, sempre di più, nel blu dipinto di blu, insieme all'inferno felici di stare quaggiù mentre il mondo ingessato sparisce invidioso del nostro amore, più lontano di laggiù.

domenica 16 ottobre 2016

248


 - L'uomo di corazza -

La coda di cavallo è la ramazza che ci dipinge, pendolo la musica delle galline tra gli zoccoli dorati. Il silos incide nella prospettiva la cupola in ferro pare il cappello di Don Quijotte, la stalla tinta di bianco, poco più in là, lo strofinarsi nel diverbio tra la chioma eccelsa e la brezza mi accompagna nel fruscio lesto al sole. Il pensiero mi stritola, caracolla, accelera folto di colori, dipinti dal vento osserva ad occhi gialli, sul velo la pece. L'arco ad abbraccio discende diluvio d'innumerevoli parole, sui nostri volti il rovo, rose gialle che ardono. E fiammeggia la passione che ci cavalca potresti farti capire attraverso le vele dell'aquila ghiaccio per sciogliermi d'acqua di luce. Mezzo morso di distanza dal polpaccio, la cresta dell'occaso è acceso sull'oscurità: mi abbaglia. Appeso all'angoscia giaccio cadavere vermiglio per qualche minuto, poi mi riavvio. Mi intendo di te, candida campanula, lungo il silenzio corto è l'abbaio. Se non mi fai attendere molto, ti aspetto per tutta la vita. 

sabato 15 ottobre 2016

247


- Andy Wharol -

occorre che mi dica molte cose in questi momenti: rassetti le nicchie, oli le porte, metta gli stipiti nuovi, inchiodi gli spifferi, suggelli la lingua alla pagina giusta, il gusto lo riattacchi al suolo camminandoci sopra, apra la porta agli estranei e subito la chiuda. Attendo la faccia della grazia, l'ubriacatura, una donna con cui fare l'amore, una fitta chiacchierata con l'amico, la normalità. Comunque sia ringrazio il mio Dio che mi ama, oppure è distratto e volge lo sguardo altrove: mi distraggo anch'io e bevo l'ennesimo drink. Fatevi fottere.

giovedì 13 ottobre 2016

246


 - Oil Canvas -

Poi arrivi con l'incedere dei seni guardi avanzi nell'innamoramento. Algido m'incanutisco nella mano guantata, impugno il vento sacro nell'acqua che traballa. Pozza in un frammento a rete ghiacciata sul muro: lo fisso acciambellato. Spiove petali di rose sul corpo del nocchiere che viaggia sotto la visiera dell'eden nel cartone sotto l'ascella ripone il fragile esistere. Serbo lo scrigno del sorriso, risplende a passo colto il verbo che agito con cura preferito dalla luna lo incornicio sul fianco ai venti. Cintura a fibbia dell'ostrica li lego alla circonferenza del mondo. Iperboreo il confine dell'io diviene pubblico calzone nell'universo. Se riposto a digiuno non cala in modestia, ogni scettro ha diamanti subacquei. Sul podio a farfalla dibatto nei giorni più frementi. La linea del volto è nello strepitio delle tue emozioni, discendono a perle rotolanti cui raccolgo luminose sul fruscio di dedali impreziositi. 

mercoledì 12 ottobre 2016

245


- Musa -

tu sei li, ne immagino la postura, i colori in cui sei immersa, non conosco i tuoi pensieri, conosco i miei, in cui ti avvolgo vestendoti elegantemente Musa.

244


- Ad hoc -

Col mio dire col tuo fare nella turbolenza che si crea ad hoc malinconicamente ci sovrasta rendendoci incoerenti ogni chiarimento non avviene seduti al tavolo di cucina il punto esatto sfugge gatto da una sedia all'altra in un balzo si dilegua nel controbalzo tacendo parli io taccio per poter capire. 

sabato 8 ottobre 2016

243


- voulez vous coucher avec moi -

Fisso dado e bullone alla parete ideologica. Guido la ruota alchimista registrando lo sguardo nell'aria, svirgola dopo la morte la privatezza di specchiata fedeltà. Nel pensiero prematuro il cordone tra villa e casa di campagna è l'ideale per approvare il cubo compulsivo. Godo nel nitrato dell'odio poichè la lancetta vestitami dall'utopia interrompe il suo muto soccorso. Al compasso di gambe divaricate ogni avventore balbetta metereopatico ruscellante. Al vociare del chiodo d'argento appendo con stile il cammeo del tuo vedere srotolo cose che non si dicono si sanno semplicemente per amore. 

242


- Il sorpasso-

Uno spicchio di sole limone che si irraggia macedonia sulle parole, conversiamo, ridiamo sulla strada a velocità dell'amore, ti accarezzo calda benedetta tu sia, siamo sciocchi, buffi, superficiali, sai ? non ti credevo così meravigliosa ? nessun unguento per noi feriti dall'euforia e travolti dall'amore. Hai le labbra umide di rugiada, stella alpina sul delta di venere violentemente ci amiamo, l'unico rimedio che conosco: carne sulla carne il mugghiare di respiri annodati ad inconnsulti abbracci.  

domenica 2 ottobre 2016

241


- D'emblèe -

Il crinale tatuato dall'arancio rilascia l'afrore al vento sulla linea razionale che rivendica l'amore.  Rumoreggia sul volto volitivo il cuore della Dea offre la natura svaporata riversandola spenta sulla valvola di non ritorno. Leggo l'alfabeto braille alla base del quinquennio, ognuno conosce la frattura e ogni luogo del proprio creato, compendio di uomini frutta alla mano. Deambulo sui cadaveri con gli epitaffi in fronte, il filo spinato lega la ricchezza ai polsi. Gli amori vanno e vengono raccoglierli in una saetta è geniale. Sii spietata con me, insuffla l'amore che desidero: è necessario. Sono io che devo avere cura di non ferirti. Il linguaggio degli interessi ci ha resi nemici ci si rovescia per amarsi.

240


 - Monastiraki -

La felicità sibila sul monastero. Sull'orto presso il timpano gli ulivi di marmo in pietra a vista hanno radici in legno che raffiorano in un bacio a fiocco rosa alle chiome aurifere. Decantano il vino oltre il muretto a secco. Il vento tramontato vermiglio scheggia nel giallo fonda la rosa dell'aurora lontana che non miete la notte a sufficienza vedo l'ora in cui passare. Con ciò l'amore è strategia contro l'idea di violenza la violenza dell'idea è sapere di non essere amato, un tormento liquido sul filo di diamante che infilo nel sacco del cratere. L'acqua dal rubinetto scorre dalla bocca di leone allaga e sommerge il senso d'oblio. Immergo le mani dove gallegga la barca di carta cappello da muratore da cui leggo la pagina di cronaca inghiottita dalla bocca di bonifacio. Non commetto l'orrore della resa. 

239


- La goccia perfora la pietra -

In ogni stella vi è il foro da cui il filo di nylon passa chiude la portiera a Jaqueline Onassis. Macchio di gesso il confine al tailleur piedi fissi sulla piattaforma le corna a terra mai sulla testa del toro. Con un colpo di tauromachia Pablo Picasso getta dal finestrino l'arcobaleno che trasloca sui cigni in trionfo, nello stagno circondano tigli e pioppi a tutta velocità. Al sabato pomeriggio in fila Italiana al negozio futuro nella mano eccetto me stesso, si acquista la collana di perle sulla grancassa di zinco e corallo. La spiaggia è torcia con cui mescolo il fuoco da alchimista nell'ordine stabilito dalla gravità del discorso di Robert Kennedy. Sangue versato su cui scommetto quattro mosse di gemelli al polso. Tratto di stile a camicia sulla regia del film dove la debolezza è pagata con l'ecatombe. 

238


 - Snob -

La giornata soleggiata si arresta plumbea all'inizio del pomeriggio. Il bianco diviene candido furore nel gesto di pietà ed inquietudine che mi tocca dove non vedo. Nei dintorni lo spruzzo nero fumo che tutto oscura si accende contrario al cielo. La libertà di essere sempre dentro lo stesso orario delle ceneri piega la notte ignota parallella ai sogni di una doppia vita. L'energia delle cose ultime illumina gli occhi, le gocce di pioggia rullano l'argento sul nero asfalto. Sfilo il rosario lo addebito sul conto dell'amico dal volto arrorolato in dollari. Ho un desiderio che centellino ammaestrandolo sul trespolo con ciò mi astengo dal firmare. Ho l'appuntamento  sino ad allora il tempo scorrerà per 3 / 4 sotto i ponti del monitor individuale. Ho la fortuna di amarti non vederti e di morire rapidamente sul volto. 

237



 - Very Important People -

Nel trambusto a gerani di flusso la gente attende la propria visione, la libera uscita con cui rifletto a mani basse ammicca l'autostrada divenendo turchese. Maglia di cotta e cotone sulla ressa dei bicipiti la palizzata è attillata a suon di jeans, m'infilo i Dr Marteens luminosi alla fermata delle corriere retrò. In angolo gli scacchi bianco rossi si muovono al ritmo del cavallo che trotta, la torre sul corpo della ragazza sotto la pensilina sventola soffia il pelo lungo del cane. In casa passeggio annerito come un estraneo la zanzara di ottobre affila l'obbiettivo da camera mortuaria profumandosi al mio orecchio. Al decollo del mattino al giorno supino, il brano waths happens tomorrow dei Duran Duran è trasmesso alla radio sul davanzale il vaso contiene le begonie alba, rubens, aliquam. Vedo la vita dalla finestra: siamo programmati per il successivo saggio che non verrà se non dopo ogni errore.