domenica 16 ottobre 2016

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 - L'uomo di corazza -

La coda di cavallo è la ramazza che ci dipinge, pendolo la musica delle galline tra gli zoccoli dorati. Il silos incide nella prospettiva la cupola in ferro pare il cappello di Don Quijotte, la stalla tinta di bianco, poco più in là, lo strofinarsi nel diverbio tra la chioma eccelsa e la brezza mi accompagna nel fruscio lesto al sole. Il pensiero mi stritola, caracolla, accelera folto di colori, dipinti dal vento osserva ad occhi gialli, sul velo la pece. L'arco ad abbraccio discende diluvio d'innumerevoli parole, sui nostri volti il rovo, rose gialle che ardono. E fiammeggia la passione che ci cavalca potresti farti capire attraverso le vele dell'aquila ghiaccio per sciogliermi d'acqua di luce. Mezzo morso di distanza dal polpaccio, la cresta dell'occaso è acceso sull'oscurità: mi abbaglia. Appeso all'angoscia giaccio cadavere vermiglio per qualche minuto, poi mi riavvio. Mi intendo di te, candida campanula, lungo il silenzio corto è l'abbaio. Se non mi fai attendere molto, ti aspetto per tutta la vita. 

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