lunedì 9 dicembre 2019

417

Nel mercato rionale dall'epicentro afrodisiaco la navicella aurifera impiega dopo il ritratto amanuense lo stile santino fidelis virgo per rintracciare la cagna a pelo focato piena di zecche stabilisce la messa del campo a neri abbrustoliti in fosse comuni. Sul bagno asciuga Lexè Nebreo accompagna l'estrema unzione a favore della radio più libera. A frequenza mega hertz se riprende nell'etere di porpora il fiato corto della borsa aborigena, dietro cui la fiamma ludica si spegne abbassa nell'atrio dei pensieri il principio di animosi dalla consueta coperta. Lexè Nebreo lo sa. Il drink non garba alla donna fiasco di vino e autrice in Cornovaglia nello scorso passato aurifero del concerto domestico con stoviglie vasi di coccio su testa pelata del cane gli occhi verde bluastro. La marmaglia nel frattempo raccoglie nelle vestigia ocra laiche della birra trappista, la scala 8:24 da sentenza un 2 a 0 per Schiaffo Indignato. Il quale con la solita lena da mafia autoctona aumenta il ghigno sino al collo della giraffa a cui chiede aiuto. Dall'appennino c'è chi ode l'urlo la parabola proviene a stormo di rondine, corona acquistata in brughiera. All'ultimo piano del sotterraneo esce in ciabatte oboe clarinetto di traverso una gallina dal fare speciale. Dice che le uova d'oro costano un tot al grammo. Schiaffo Indignato se la prende col cane. Lo dipinge cartina di metropolitana di Firenze. Saluta la truppa per destini a equo canone. Nell'andare chiude porte a panorama idilliaco.    

sabato 9 novembre 2019

416

Al perpendicolare dall'ascella una grotta marina nel fosco delirio della foresta nera il ragno del Brunei scende tergiversa poi rapido sulla cresta del mare in burrasca rimane in equilibrio sulla gomma nera dell'autoarticolato. La previsione raccattate in tasca: una torre uscente dalla costellazione Cassiopea determina lo scola pasta in testa al sindaco del mercato. I raggi di semi dispersi il cabaret omicida da cui la difficoltà di fuga conferma il sangue dell'amante lascia i capostipiti assiepati con le reciproche colpe gli elmi di Pericle a terra. Nel fango compromissorio le punte della lancia smussate le unghie sporche di ogni gatto rara avis i polpastrelli unti di pollo e nemmeno loro sono indenni dalla sporcizia rendono il film porno attualità digitale. Il legno marino marcito figlio dei pesci volanti riverbera ciuffi di anime nautiche. Il modello desueto dondola precipita d'azzurro livrea da maggiordomo si camuffa sui tramonti di mani piedi ricorsi al due pezzi. Addensa linguaggi al punto di non ritorno, è festa. Di aureole viola. La varechina l'obolo che punzecchia il ritorno. Nel contenere il calore dei tocchi umani nell'angolo senza il sacco rimorchio.    

domenica 3 novembre 2019

415

Nelle delizie blu dipinto su seggiole granchi di mare la vasca adibita ad orto per bonsai da cui sale il vapore morde il passato. L'etichetta renitente al calcolo di gocce miete la spezia sublime su cui Kina, in equilibrio a piedi nudi sull'architrave dal momento opportuno, è al collaudo. L'insenatura si fa rotta subalterna in cui si sparge il sale e la recita impiglia le scritte cardinali incollate sul lungomare. Trita nelle tasche ciò che intelligentemente il sacro esorcismo impaurisce dallo scheletro al punto cardinale d'identica morfologia Monakos. L'alfa romeo spiaccicata s'inocula al buio della tenebra stesa viaggia solida cremosa su madama Butterfly il serpente di acqua dolce. In gessetto risiede il dipinto nell'est del braccio, sul vento dell'eliseo la corona di agrumi sfregati su pelle chiara richiama. Il neonato fruga le carni al fuoco cassa sul montacarichi che regge il pensare di due gradini erba Agnes. Il coleottero dalla parabola smilza tra le gambe di cadaveri caduti alcuni claudicanti altri seduti distanti una yarde dal punto di ritrovo saetta iconostasi tra tibie e peroni.  Dalla sua panoramica Jilbun travolge con la gestualità il carro merci. Sul tratturo angusto di parole e fiabe gli gnomi allo specchio di acqua ritorta  riservano per gli ospiti coloratura tundra da foca dipartimentale. Infierisce sulla parrucca di anima e tempo il mastodontico affresco  aufidersen. Dalla finestra aperta il cinguettare, la radio transistor  sforna sulla pala di decollo Mendelssohn in formato gazza ladra. Hermon, Muokea, Ein Gedi, il trio delle meraviglie prepara l'enciclopedia della norma impressionista. Ininterrottamente dialogo amore. L'arpa coniglio, violino a cavallo di zebra. 

martedì 27 agosto 2019

414

Nel paese del rosso sangue presso l'edicola dalla molletta del vicario che si attacca all'ignoto e spegne la coccarda della frazione dinastica, fin sul pulpito la statua curva le stringhe. Dal sandalo regge la velocità. La biga d'acciaio traina l'appendice, un carro aperto per il bestiame. Stortignaccolo l'elmo del centurione collo insaccato braccia corte le brevissime gambe avvolte dagli stivali del III reich una volta la settimana raccoglie dal fondo di dimore dette baite sulla luna, tutto il ben di Satana. Il sacco a volte aperto dentro cui i peccati in velocità lasciati cadere sono chiodi infuocati schegge impazzite rimane sospeso nell'angolo più idoneo all'oblio, l'alta marea in discorsi di primo piano storie di lame prive di arrotino. A mani immerse Stortignaccolo si purifica col sale al galoppo. Il volto rotuleo controlla bellamente le teche solari. Se musicale egli tribola nell'incesto.       

lunedì 24 giugno 2019

413

Disdice il tenero scrocco il cavo teso sulle partiture orali. L'ipofisi del bossolo, marca il passo. Dietro il dosso la pila di Alfieri sfoglia la fiaccola sempre accesa. La torre uscente svetta dal verde smeraldo, infligge con la serie di merli la sconfitta alla doppia coppia all'Asso. La lancia di Longino nel costato del portone con l'anello di rame fa il resto, spezza l'equazione fisica di Dirac. L'arrocco immerso nel pluriball sottoscala, scola la botte di wisckey durante la notte. Sguscia eufonico d'istinto dal cabaret del buffet. Si lancia in corsa sulla pista di decollo, apre le ali di compensato. Assiepata nella tinozza il sangue dell'amante cenere, bolle negli aromi. La cannella abbraccia i chiodi di garofano il succo dà il proprio contributo alla sonorità dell'ambiente. La Bionda di Fustagno si siede sul cavo teso da morire. Danza la macabra nenia per corridori da trincea. Un alfabeto mimico intriso braille per sordo muti. La luna vestita di sole intrattiene nella propria orbita la nuvolaglia. La lancia di Longino segna la propria ombra sottile sul selciato. Dal portone esce in mimetica, l'Alfiere: odora sandalo. Al confine tra l'arte e lo spirito chiede il passaporto a spingarda carica. Sui mobili di quercia qualche testa vuota mozzata e capovolta mostra decine e decine di cicche fumanti. Dalle orbite i fumaioli disegnano sul muro della finestra, file di uomini e donne ignude nel cratere. Nuotano nei lapilli di gioia e dolore antico. La vigna dell'osteria mostra i grappoli di seni materni. Sotto il sale nel capanno, giacciono gli arnesi dalle innegabili prerogative.     

domenica 23 giugno 2019

412

L'elica: un codazzo di elegie radio comando. Le frequenze: gambe rinsecchite a chiodi marittimi. Sul lungomare l'epitaffio da evoluto macina le pieghe del volto. Espressionista. Valli dentro cui i turbini abbeverano i guimpe sul letto matrimoniale a baldacchino. Il felino con gli anelli concentrici sulla coda stira il burqa nel risvolto dei jeans, poi miagola la posizione del kamasutra. Fate bene fratelli. Nel cortile incendiato di giallo paglierino la commemorazione di oche anatre sul filo della lana delle Ande. Sul dispositivo col cannocchiale il tergiversare dell'estuario, chioma in rami di latta esterna un trittico di Piero della Francesca. Da ogni finestra sinfonie facilitate dall'alfabeto per ciechi. Rullano i tamburi le pelli tese da 100 dollari. Chi canta chi suona chi ruba chi s'ingozza chi si ubriaca chi fa l'amore per modo di dire. Vive l'enduro nella carne. Le ganasce dei freni incorniciate ed esposte sulla lapide ad memoriam. La giacca in pelle la indossa il tronco d'albero. Il corteo di oche e anatre invita apre le ali le porte ai suini col papillon. Il grugnire politicaly correct della mansueta masnada a cuspide crea la notte imbiancata sulla punta delle scarpe. I fori sono proiettili per il cervello alcuni fuoriusciti altri da tatuare sull'ogiva. Decollo di suono e fuoco nella riforma.    

giovedì 13 giugno 2019

411

Il rogito la firma nel braciere mors tua vita mea: è indiscusso sul luccioperca. Vola radente il campo di grano abbattuto dallo schiaffeggio del ghibli. Le diagonali d'erba all'occhio il suono per consolarsi. Dal tempo il moto eseguito sul violino, s'imbatte sul palco sotto il cappello l'estro. Strada che precede filari miti capricciosi. L'intensità verde la pena d'ultimo ascolto, nel vocalizzo l'arco della consolle. Arpione d'affresco liquido turchese. Dal seno esce colore lucido di malocchio.  

venerdì 17 maggio 2019

410

La donna spaventapasseri col canestro di ciliegie nell'avambraccio, non mostra allo specchio nessuna bella cera, eppure respira fosse viva. Batte mezzanotte lo zoccolo caprino sulla proboscide del pazzo. Dietro le vettovaglie, il palco delle corna, oltre la magia un monocolo d'oro zecchino. Delegazione di frutti esotici con cui scambia il supermarket per Cattedrale. Ritrovata sul monte innevato, congelata. Frigoriferi in fila Indiana. Collana umana dello stesso colore. La cravatta di ciascuno il cormorano col la maschera del gas sul becco, l'anfiteatro del sogno: patria di donnole. Mercato sui bicipiti. La luna nell'intervallo sposta la nuvolaglia di pizzo ammicca il raggio di sole. Un baratro, la ruota del pavone bianco si unge pellicola di fine secolo nell'aia. L'imam fa l'amore in piedi con la femmina cela il profilo di ombre che li allunga alla risacca del mare fuori portata. L'orgasmo aureo di carta impetrata forgia una stella marina sull'occhio della donna con le labbra in marmo. Esonda nel cuore dai capelli in svastica. Teste di tabacco trinciato il mugghiare dei vuoti.

lunedì 25 febbraio 2019

409

Il tipo, la mazza da golf infilata alla cintura da cow-boy, entra nel locale all'aperto con un Bouledog Francese di nome Waffen al guinzaglio. Muso prognato l'ultimo respiro non è mai l'ultimo, si sdraia sotto il divano di piume di uccello antracite, verosimilmente di Aquila Arpia; il tipo appoggia la mazza da golf al muro, ci si sdraia sopra. R. L. Burnside sul palco ricavato dallo chassis di un autobus a listelle di legno bianche laccate / verde oliva lucide canta pizzica le corde della Epiphone Sheraton l'inseparabile chitarra elettrica, suona: it's bad you know. Le prime e ultime gocce di un temporale che si manifesta come promessa non mantenuta, chi apre l'ombrello chi non ce l'ha non è preoccupato. Il Bouledog mi annusa gli stivali di coccodrillo, torna sotto il divano trascinando con sè, il guinzaglio fosse un serpente morto e stecchito. Il tipo che pare essere alticcio, alza un braccio come un giocatore di football per terra dopo aver subito un fallo, richiama l'attenzione della ragazza con la t-shirt da Playgirl che gironzola sparecchia i tavoli nel verde del giardino. R.L. Burnside attacca con un altro brano - let my baby ride- voce potente, scivolamento delle dita sulle corde, fisarmonica. Oltre il giardino ci dovrebbe essere una nuova Moschea, nessun movimento mi pare di aver incrociato mentre entravo, nessun Muezzin ho sentito ancora chiamare a raccolta i fedeli per la preghiera. La ragazza liberatasi da alcuni clienti si avvicina al tipo sdraiato col braccio sollevato pare dorma, gli chiede qualcosa; le leggo il labiale. Torna con una bottiglia di Four Roses, credo sia Bourbon wiskey, un cestello di ghiaccio. Una farfalla a occhio croce dovrebbe essere una Apodemia Nais, ad ali aperte sul tartufo del Bouledog Francese pare essere al sicuro fin che il cane dorme. Il tipo con la cintura da cow-boy mi guarda mi dice che è morto da questa mattina e ancora nessuno ha ritrovato il cadavere. Gli dico se devo chiamare un qualche intervento: e avvertirlo. Mi dice che non mi conviene: è un attore famoso: potrei passare dei guai con la giustizia: che tanto giustizia non sarebbe visto che sono innocente; quello con cui parlo è il suo spirito, mi dice; s'è stancato di stare in un bagno di vomito alcool dove è morto affogato. Gli chiedo chi sia rimasto in bagno se è venuto con spirito e corpo. Mi risponde che il corpo è rimasto a fare il morto: lo spirito che incarna l'ha preso in prestito da un inquilino di qualche piano di sotto il quale lo stesso giorno si è addormentato con i barbiturici. Gli dico che capisco, come mai sia entrato, si è messo subito a dormire. Lui con l'alcool, quello in cui si è incarnato i barbiturici. Anch'io non mi sentirei in forma. Ma non mi ascolta più, si è sdraiato di nuovo. Guardo il cielo annuso l'aria m'intingo un pensiero di amore: come li definisce Shackespeare: sugared; se rompessimo il ghiaccio che c'è tra noi, rideremmo come pazzi. Tra le fauci del Bouledog Francese una colomba bianca è lo Spirito Santo si muove con circospezione cerca di liberarsi l'ala impigliata tra i canini del cane, prendere il volo. L'arabo in tuta blu compare all'entrata ha il taglio di capelli da uomo del deserto. Non è il luogo per entrambi. Nè Spirito Santo, nè arabi. Al tavolo vicino la piscina illuminata, sotto il lampadario di stelle le Cariatidi: Lacking, Wreack, Scrap, tradotti in Italiano: Carente, Relitto, Rottame, non sono nemmeno donne come le Cariatidi ma piuttosto Drag Queen. Sotto le tre parrucche chi rosa shoking  chi viola chi turchese mostrano l'abbronzatura da montagna, non so: monte Cervino, monte Rosa, da quelle parti li; indossano pulover di Ralph Lauren in cachemere Giorgio Armani cotone viscosa Missoni, nonostante vi siano 30 gradi farenheneit siedono su sedie tigrate bianco fucsia pugno in un occhio. Veramente kitch. R.L Burnside nella sua camicia di velluto color cinabro prosegue con - Don't stop honey - Non centra nulla con le Drag Queen che sto guardando: mi assento mi lego ai ricordi  la canzone evoca un film che vidi anni fa di cui non ricordo il titolo mi pare Paranoid: lo vidi al cinema un pomeriggio; non capii nulla di quello che avevo visto, cosa significasse: nessuno di chi l'aveva visto ne aveva idea. La psichedelia dava l'impressione di essere seduti all'interno di un viaggio lisergico per due ore consecutivamente. Come quando vidi il primo ultimo film di David Cronemberg - Crash- stessa solfa: non ci capii un bel niente. Non ero all'altezza di poter capire. R.L. Burninside beve da una bottiglia di acqua riprende a suonare- let my baby ride - Le Drug Queen parlottano nel frattempo arriva un Vip, perlomeno vestito da Vip; di quelli che hanno contribito a far credere alla socità che il tradimento sia un valore con cui crescere i figli, diffatti, il figlio maggiore lo ucciderà occultandone il cadavere lo farà rinsecchire per quelche mese nell'armadio dimenticandoselo in cantina dopo una serata di alcool e cocaina; dunque il Vip, per ora vivo e vegeto con un mazzo di chiodi nella mano destra lunghi una ventina di centimetri, un mazzo di rose rosse nella sinistra, si siede con le Drug Queens. Dal taschino estrae magicamente dei sosia politici costruiti per depistare, siedono anch'essi sulle sedie di cattivo gusto come quelle in cui siedono le Drug Queens, estraggono un revolver lo puntano alla tempia rimanendo immobili in attesa d'un segnale. Mentre il segnale arriva i colpi delle rivoltelle echeggiano il sangue con materia celebrale si sparpaglia sui tavoli sulle moquette ovunque schizzi di materia grigia, si fa per dire; R.L Burnside si toglie qualche brandello di cervella dalla camicia riprende a cantare dopo aver raccontato un aneddoto della propria infanzia in periferia; le morti dei ricchi dei facoltosi non sono interessanti per la plebe se sono dei sosia: la loro morte è fin ridicola oltrechè irridente. Più interessante la vita la reale comune. R L Burnside strimpella - someday baby - qualcuno in platea divenuta numerosa nel frattempo  mosso a compassione e senso dello spettacolo dà via ad una festa con l'accendino appicca fuoco ai corpi dando il via ad una coreografia suggestiva tra bicchieri di negroni martini cocktail gonne, tatuaggi, parrucche, gemelli ai polsi, camicie bianche, barbe ypster, la chitarra di RL Burnside in mezzo luci, falò di corpi che illuminano a giorno la scena. A qualcun'altro viene appetito: ordina un barbecue per una grigliata. Chi ride cinicamente chi si aggrega seriamente. Il tipo con la cintura da cow boy si sveglia con i colpi di rivoltella, il viso stranito, si guarda attorno, fa un cenno come dire: ma và a morir ammazzato !? Poi tranquillo osserva la bottiglia di wiskey sul tavolo il bicchiere vuoto lo riempie ne beve un sorso, vede passare la cameriera le dice qualcosa. Lei lo degna di un assenso senza guardarlo, passa; mentre egli sprofonda di nuovo nel sonno. Il Bouledog Francese addenta una mosca, da forsennato epilettico la cerca in aria la individua la coglie la perde, sguinzaglia nel giardino trova una siepe annusa, scopre il lembo di una gonna in ginocchio. Il Bouledog Francese annusa il lembo di gonna si muove in un corpo che pare armeggiare con un fallo, lo lecca, lo ingoia, come per ingraziarselo. Qualche secondo, compare dall'angolo della siepe il possessore del fallo con le brache abbassate guarda il Bouledog Francese simula un calcio gli dice; shoò, via, ; il cane con uno scatto si dilegua. Tutto da copione come prima: il tipo col fallo non ama stare in piedi, prende la sedia si apparta di nuovo dietro la siepe, si siede: la donna lo avvicina di nuovo, continua la fellatio. RL Burninside strimpella - see my jumper hanging on the line - Sul banco del bar due minuscole figure umane con un cartello sollevato dalle braccia recitano il nome di Cassiopea Andromeda. Il loro nome, immagino. Vestite in mimetica marciano marziali meccaniche fossero l'orso nel chiosco della fiera lo punti con la carabina, lo miri, fai fuoco. Una stella cadente in cielo ad artificio si dissolve forma in una scritta << we are made of stars >> e muore. La postilla dietro rotola come una roulotte luminosa recita <<  Kafka ci ha insegnato che la scrittura non è mentire >> anch'essa muore. Non smetto di guardare in alto. Una parola inizia ad ossessionarmi circola nella mente da carroarmato tra sinapsi connessioni d'eleganza col peplo di futuro in un delicato frullo ondeggia mi sorride a Monnalisa, ma non è il termine esatto per definirla se la parola è: eudemonia. La mia Musa: quella che amo più di tutte. Atena Lemnia. Dunque le recito il mio amore: ti scorgo in me sulle tue labbra il cuscino delle tue intenzioni il sofffio da una porta di primavera se ti avessi saremmo gaudio nell'entusiasmo del timore. Mi alzo vado in bagno lascio il mio corpo lo metto in pausa a sedere mentre beve un analcolico guardare. L'asso di spade abbraccia una donna scimitarra con il tallone d'oro e quando mi percepisce si mimetizza, in un vento di voci incontrollate paure, esce dal bagno. Mi specchio. Sono perfettamente visibile non vi è nulla che appare come debba apparire.                                       

408

Per questa maratona priva di padroni tutti a cena. Piano lucido. Splende sulla camicia Missoni, stampa quadrettoni evoca la foresta nera: non infrange l'equilibrio traiettorie bocadillos. L'interessante che non sia Dea. Veste tutta buchi tanta slegata vita, ma supera la linea di fondo coca borotalco. Un calzettone su, uno giù, signore dell'inganno nonostante il triangolo difensivo si accetta lo status quo. Da dietro le sbarre si entra con i trampoli nello spazio. Storditi dalle nubi, l'auricolare in quota, applaude musicalmente il primato delle mietiture barrique. Il canto del callo è fuori orario s'intreccia con l'acme del grano frustato vento di civiltà. In botte il vino. Articolato con cui qualsiasi commento di storia crudele sia propria funebre pira fortunata.   

407

L'ombra astuta binocolo in minigonna di Mary Quant si avvia a morte solenne. Scarpe lucide giacca a fiordi funerari il volgo sul volto ignora la danza subliminale. Ogni tavola creola apparecchia l'elica al proprio debito. La salita è priva di vetri. Lo sciacallo albino si libera il guinzaglio sciorina nelle fauci il confine d'inettitudine. La maglia si appropria della bussola. Scavalla l'inserto glabro l'aiuto prezioso verso il conducente. Dall'alveare pagine di intrusi. Un caso di liane intrecciate, romitori nell'acqua demineralizzata. Denso di cavilli il porpora naviga lancetta del tempo sul  quadro mitteleuropeo: al vertice, by pass sul fegato. La tangente oltre il ponte. Girasoli, petali ad unghie sui seni dalle colline virulente,il fiasco di vino. Abito in canapa viaggia sulla chiatta nel fiume. Un miracolo cinemascope. Si vede come adesso, saluta col cappello in mano nella musica non tempo.