mercoledì 31 dicembre 2014

104



 - il muto -


poi in
 nome  di chi
non parla
furono tenebre doti, riarse
dal fragore 
di ogni culla
fiammeggianti;
sotto le volte degli 
arenili i corteggiatori 
indossavano il volto dell'amore;
al volo il rostro graffiava l'arcobaleno
schioccando brillanti a ciascun aderente,
che l'avesse intercettato nel biglietto 
vidimato nell'altorielievo d'oro dove
il monte lucida le botti di barrique
versato per il turista unico 
di anni a venire le
copie  sono
incartapecorite dalla                  pelle del viandante

103


 - il male -

il
 male
stretto al male 
crebbe attivando marce al danno
 scalzo;      preso 
dal tornante accelerò
sull'arabo lo zucchero
a tonnellate, temette
gli umidi 
canneti
in baci; e le
certezze sotto
l'albero videro
laggiù la campagna
 preghiera in coordinate 
che acquieta l'anima
vista e appoggiata alle
gronde dai rispettivi lati si
piegò nei pensieri l'apertura e
dal chiostro la goccia irruppe
cadendo stilla in lino fusa;
 così variò la
 soglia
lacera
 del portico
stratificando i vertici; ma
da quel foro la chanson francese emerse
e colsi l'attimo: rubai l'eroe strinato al colorante

102


- genius loci -

se 
bevo 
un 
drink 
intonando il 
quarto Dio lo 
annuncio nel nevischio 
calato lo depongo al guanto  
baciando il frutto mi ritraggo come 
un geco in vetro dove non ci son sconfitti 
e la vittoria è un'illusione; libera dal concerto;
la foto ritrae un panno  sotto la misura tagliata nella
maschera che risuona e spinge le filosofie nel tuorlo
quando la manica frulla i gemelli al quarzo
e il bacio al vocoder è
ripreso col calzino 
rotto l'alluce
del verso
all'alba il
tramonto 
smembra
lacche 
della 
messa
 in piega
 e la scriminatura
strappa i petali ad ogni 
sguardo applaudendo la
 barba non cresciuta sul cemento

sabato 27 dicembre 2014

101


- profezia col gelso -

 se si
 muove è
 il bianco degli
amputati, il mito 
rimasto acerbo 
tra primavere
e autunni;
fermi 
alle 
roccie
 nelle calli in
cui nessuno scalda
il trapianto temporale;
tanto meno il ghiaccio, se 
fumante sullo stipite del piano si
ammansirebbe, divenendo fiore imbalsamato
capitolato tra architravi a testa in giù; dalle viscere
è benedetto e maledetto dai mugnai, infarinati ne traggono
il biancospino: sui denti rotola unità di misura nella sparsa gioia;
del belvedere ad ogni passo, in verticale la corona è obbligata a corte,
vede i monti il prestito e l'onere del podere, la donna stellata di vettovaglie
dal marsupio che saltando perde; la
stampa
i giorni
i mesi
gli anni
e l'esatto opposto. 



venerdì 26 dicembre 2014

100


                                                                                     - Blondie -


                               con ciò
                            si chiudono
             i petali
     del tomo
                         nuovi ad alta quota se ledono le brine 
                 incuranti al sole
  che è belletto in riva 
                          all'estro; così il greto si dispone al perdono
                       del compagno senza fili mantenendo tenera 
                          la notte, in parti della commedia col tendaggio 
                         scucito in anni, e nella mole dominano
                                               tre stille di cui la pellicola rotola
         seppiata
                       eccetto
                                l'autorità;
                                                     giacca improbabile
                                    che relega in
                     naftaline
                                                 gli impermeabili del menù, con
                                                         l'estemporaneità che nacque dall'infante
                                                     che suona le maracas mentre il comitato
                                                     promotore rimane all'erta, stendendosi sul
                                              disco dinamico
                                             sgrammaticato.

giovedì 25 dicembre 2014

99



- Apollo 9 -


la 
lirica 
di un fatto
 divampa nelle
midolla
 e nutre
l'utero maschile,
non suicida
fermenta i numeri all'addiaccio,
poichè dalla coda il gallo, ha il pendolo
oscillante innesta il malleolo e il pisside,
fuma di gran carriera muovendosi d'amore,
nel crepitio di guglie dal giardino verde presso
il cielo, raggomitola al tempo il volere delle carte,
per il gioco della divinità che desidera l'abilità della
preziosa navicella; la quale muta in fiori le ombre dei 
fanciulli amati per
acquartierarsi
nei pupazzi 
finti:
al tempio dei tempi

98


- desert storm -


come  i Padri suggeriscono 
sciolgo il voto fatto a Venere;
sulle ciglia d'irraggianti  fasci
il carteggio avviene al freddo:
lo si stringe arrotondandolo. Ci
potranno condurre lieti ai vaporosi
cocci in vetro che traspaiono sui piccioni:
insanguinati
al terminal 
rimasto
al lago.
E
l'economia
danza
tonda
sfera
ruggine riarsa
dall'Evangelo sbocciato
nel maledire il fiore con cui la mano 
mi ha appena ucciso per errore e rigonfio di
dolore; spengo la suola di odori acri del mio passato

martedì 23 dicembre 2014

97


Istituto Luce

Sereno
il meridiano legato al debole
modella e vaga al fiume con l'arazzo
dal vagito segna il collo mantenendo
il paradosso che risuona presso il simile
senza lente; la radio visse nel monocolo
l'ennesimo richiamo al vello della lira
tradendo l'asse sulle labbra
raggomitolate al sangue dell'autore
il quale spense la mortalità nonostante
il frutto; escogitando innumerevoli 
farfalle restò in equilibrio 
sul circuito della mano
bollita ai segni
compressi
ora
a terra 
noti al cielo 
augurava quanto
dalle finestre umane 
il plauso fosse aperto 
alle antiche novità
sempre assorte e mai assolte.   

domenica 14 dicembre 2014

96


 -  i bar di Belgrado -

Addossando il cappotto ricamato in foglie, propongo d'impilare il carro di palme al vertice; di laccate pelli ingessate per la moda di colpo al sale marino e tatuato in vernici; ci si'interroga col movimento in voil d'un arco dalla scia navale al molo; progettando lo scongiuro ammicco la pietra sulla costa del mio cuore; dormo la rotta in zucchero fidato dai passi vespasiani; la zona franca è fibra d'aria eretta e incentivata dal gabbiano che volando con i falchi da diporto sceglie la tinta slava soporifera.    

95


 - il bicipite biologico -


Dormo nel sotterfugio fotografico dove ogni scatto è un incubo tappezzato di cetacei; variopinte non mancano le acciughe impastate sulla prua accappella del disegno; incastrato alla sorgente col parapetto in fiamme strappo il pugno; per qualsiasi evenienza i mille pezzi li getterò nel cestino presso il pane; di modo chè le urla preventivate siano animate dai cartoni dalla fiocina; blesa nella corona in testa al gatto, la quale rivolta da mosche cieche, benda il bianco estraendo il serramanico.  

martedì 9 dicembre 2014

94

                                                       - lo zaffiro e il cacciavite -


quella genuinità di lui che confonde, 
quando vuole il sangue per sè,
sulle tracce di una marcia adamitica;
lei per l'assoluto che non incede 
 cristallizzata in un intento,
solitamente fuggevole,
l'essere schiocca così l'incanto 
nell'annuncio trapassando l'aria.
Ed è l'acqua plausibile a
tuffarsi capovolgendo l'ignobile
che transita al prezzo di rifocillare
il refrigerio con immagini senza peso,
che fendono verso quelle di un passato
recente sfocate anch'esse nel loro nerbo
di altre vite.