lunedì 25 febbraio 2019

409

Il tipo, la mazza da golf infilata alla cintura da cow-boy, entra nel locale all'aperto con un Bouledog Francese di nome Waffen al guinzaglio. Muso prognato l'ultimo respiro non è mai l'ultimo, si sdraia sotto il divano di piume di uccello antracite, verosimilmente di Aquila Arpia; il tipo appoggia la mazza da golf al muro, ci si sdraia sopra. R. L. Burnside sul palco ricavato dallo chassis di un autobus a listelle di legno bianche laccate / verde oliva lucide canta pizzica le corde della Epiphone Sheraton l'inseparabile chitarra elettrica, suona: it's bad you know. Le prime e ultime gocce di un temporale che si manifesta come promessa non mantenuta, chi apre l'ombrello chi non ce l'ha non è preoccupato. Il Bouledog mi annusa gli stivali di coccodrillo, torna sotto il divano trascinando con sè, il guinzaglio fosse un serpente morto e stecchito. Il tipo che pare essere alticcio, alza un braccio come un giocatore di football per terra dopo aver subito un fallo, richiama l'attenzione della ragazza con la t-shirt da Playgirl che gironzola sparecchia i tavoli nel verde del giardino. R.L. Burnside attacca con un altro brano - let my baby ride- voce potente, scivolamento delle dita sulle corde, fisarmonica. Oltre il giardino ci dovrebbe essere una nuova Moschea, nessun movimento mi pare di aver incrociato mentre entravo, nessun Muezzin ho sentito ancora chiamare a raccolta i fedeli per la preghiera. La ragazza liberatasi da alcuni clienti si avvicina al tipo sdraiato col braccio sollevato pare dorma, gli chiede qualcosa; le leggo il labiale. Torna con una bottiglia di Four Roses, credo sia Bourbon wiskey, un cestello di ghiaccio. Una farfalla a occhio croce dovrebbe essere una Apodemia Nais, ad ali aperte sul tartufo del Bouledog Francese pare essere al sicuro fin che il cane dorme. Il tipo con la cintura da cow-boy mi guarda mi dice che è morto da questa mattina e ancora nessuno ha ritrovato il cadavere. Gli dico se devo chiamare un qualche intervento: e avvertirlo. Mi dice che non mi conviene: è un attore famoso: potrei passare dei guai con la giustizia: che tanto giustizia non sarebbe visto che sono innocente; quello con cui parlo è il suo spirito, mi dice; s'è stancato di stare in un bagno di vomito alcool dove è morto affogato. Gli chiedo chi sia rimasto in bagno se è venuto con spirito e corpo. Mi risponde che il corpo è rimasto a fare il morto: lo spirito che incarna l'ha preso in prestito da un inquilino di qualche piano di sotto il quale lo stesso giorno si è addormentato con i barbiturici. Gli dico che capisco, come mai sia entrato, si è messo subito a dormire. Lui con l'alcool, quello in cui si è incarnato i barbiturici. Anch'io non mi sentirei in forma. Ma non mi ascolta più, si è sdraiato di nuovo. Guardo il cielo annuso l'aria m'intingo un pensiero di amore: come li definisce Shackespeare: sugared; se rompessimo il ghiaccio che c'è tra noi, rideremmo come pazzi. Tra le fauci del Bouledog Francese una colomba bianca è lo Spirito Santo si muove con circospezione cerca di liberarsi l'ala impigliata tra i canini del cane, prendere il volo. L'arabo in tuta blu compare all'entrata ha il taglio di capelli da uomo del deserto. Non è il luogo per entrambi. Nè Spirito Santo, nè arabi. Al tavolo vicino la piscina illuminata, sotto il lampadario di stelle le Cariatidi: Lacking, Wreack, Scrap, tradotti in Italiano: Carente, Relitto, Rottame, non sono nemmeno donne come le Cariatidi ma piuttosto Drag Queen. Sotto le tre parrucche chi rosa shoking  chi viola chi turchese mostrano l'abbronzatura da montagna, non so: monte Cervino, monte Rosa, da quelle parti li; indossano pulover di Ralph Lauren in cachemere Giorgio Armani cotone viscosa Missoni, nonostante vi siano 30 gradi farenheneit siedono su sedie tigrate bianco fucsia pugno in un occhio. Veramente kitch. R.L Burnside nella sua camicia di velluto color cinabro prosegue con - Don't stop honey - Non centra nulla con le Drag Queen che sto guardando: mi assento mi lego ai ricordi  la canzone evoca un film che vidi anni fa di cui non ricordo il titolo mi pare Paranoid: lo vidi al cinema un pomeriggio; non capii nulla di quello che avevo visto, cosa significasse: nessuno di chi l'aveva visto ne aveva idea. La psichedelia dava l'impressione di essere seduti all'interno di un viaggio lisergico per due ore consecutivamente. Come quando vidi il primo ultimo film di David Cronemberg - Crash- stessa solfa: non ci capii un bel niente. Non ero all'altezza di poter capire. R.L. Burninside beve da una bottiglia di acqua riprende a suonare- let my baby ride - Le Drug Queen parlottano nel frattempo arriva un Vip, perlomeno vestito da Vip; di quelli che hanno contribito a far credere alla socità che il tradimento sia un valore con cui crescere i figli, diffatti, il figlio maggiore lo ucciderà occultandone il cadavere lo farà rinsecchire per quelche mese nell'armadio dimenticandoselo in cantina dopo una serata di alcool e cocaina; dunque il Vip, per ora vivo e vegeto con un mazzo di chiodi nella mano destra lunghi una ventina di centimetri, un mazzo di rose rosse nella sinistra, si siede con le Drug Queens. Dal taschino estrae magicamente dei sosia politici costruiti per depistare, siedono anch'essi sulle sedie di cattivo gusto come quelle in cui siedono le Drug Queens, estraggono un revolver lo puntano alla tempia rimanendo immobili in attesa d'un segnale. Mentre il segnale arriva i colpi delle rivoltelle echeggiano il sangue con materia celebrale si sparpaglia sui tavoli sulle moquette ovunque schizzi di materia grigia, si fa per dire; R.L Burnside si toglie qualche brandello di cervella dalla camicia riprende a cantare dopo aver raccontato un aneddoto della propria infanzia in periferia; le morti dei ricchi dei facoltosi non sono interessanti per la plebe se sono dei sosia: la loro morte è fin ridicola oltrechè irridente. Più interessante la vita la reale comune. R L Burnside strimpella - someday baby - qualcuno in platea divenuta numerosa nel frattempo  mosso a compassione e senso dello spettacolo dà via ad una festa con l'accendino appicca fuoco ai corpi dando il via ad una coreografia suggestiva tra bicchieri di negroni martini cocktail gonne, tatuaggi, parrucche, gemelli ai polsi, camicie bianche, barbe ypster, la chitarra di RL Burnside in mezzo luci, falò di corpi che illuminano a giorno la scena. A qualcun'altro viene appetito: ordina un barbecue per una grigliata. Chi ride cinicamente chi si aggrega seriamente. Il tipo con la cintura da cow boy si sveglia con i colpi di rivoltella, il viso stranito, si guarda attorno, fa un cenno come dire: ma và a morir ammazzato !? Poi tranquillo osserva la bottiglia di wiskey sul tavolo il bicchiere vuoto lo riempie ne beve un sorso, vede passare la cameriera le dice qualcosa. Lei lo degna di un assenso senza guardarlo, passa; mentre egli sprofonda di nuovo nel sonno. Il Bouledog Francese addenta una mosca, da forsennato epilettico la cerca in aria la individua la coglie la perde, sguinzaglia nel giardino trova una siepe annusa, scopre il lembo di una gonna in ginocchio. Il Bouledog Francese annusa il lembo di gonna si muove in un corpo che pare armeggiare con un fallo, lo lecca, lo ingoia, come per ingraziarselo. Qualche secondo, compare dall'angolo della siepe il possessore del fallo con le brache abbassate guarda il Bouledog Francese simula un calcio gli dice; shoò, via, ; il cane con uno scatto si dilegua. Tutto da copione come prima: il tipo col fallo non ama stare in piedi, prende la sedia si apparta di nuovo dietro la siepe, si siede: la donna lo avvicina di nuovo, continua la fellatio. RL Burninside strimpella - see my jumper hanging on the line - Sul banco del bar due minuscole figure umane con un cartello sollevato dalle braccia recitano il nome di Cassiopea Andromeda. Il loro nome, immagino. Vestite in mimetica marciano marziali meccaniche fossero l'orso nel chiosco della fiera lo punti con la carabina, lo miri, fai fuoco. Una stella cadente in cielo ad artificio si dissolve forma in una scritta << we are made of stars >> e muore. La postilla dietro rotola come una roulotte luminosa recita <<  Kafka ci ha insegnato che la scrittura non è mentire >> anch'essa muore. Non smetto di guardare in alto. Una parola inizia ad ossessionarmi circola nella mente da carroarmato tra sinapsi connessioni d'eleganza col peplo di futuro in un delicato frullo ondeggia mi sorride a Monnalisa, ma non è il termine esatto per definirla se la parola è: eudemonia. La mia Musa: quella che amo più di tutte. Atena Lemnia. Dunque le recito il mio amore: ti scorgo in me sulle tue labbra il cuscino delle tue intenzioni il sofffio da una porta di primavera se ti avessi saremmo gaudio nell'entusiasmo del timore. Mi alzo vado in bagno lascio il mio corpo lo metto in pausa a sedere mentre beve un analcolico guardare. L'asso di spade abbraccia una donna scimitarra con il tallone d'oro e quando mi percepisce si mimetizza, in un vento di voci incontrollate paure, esce dal bagno. Mi specchio. Sono perfettamente visibile non vi è nulla che appare come debba apparire.                                       

408

Per questa maratona priva di padroni tutti a cena. Piano lucido. Splende sulla camicia Missoni, stampa quadrettoni evoca la foresta nera: non infrange l'equilibrio traiettorie bocadillos. L'interessante che non sia Dea. Veste tutta buchi tanta slegata vita, ma supera la linea di fondo coca borotalco. Un calzettone su, uno giù, signore dell'inganno nonostante il triangolo difensivo si accetta lo status quo. Da dietro le sbarre si entra con i trampoli nello spazio. Storditi dalle nubi, l'auricolare in quota, applaude musicalmente il primato delle mietiture barrique. Il canto del callo è fuori orario s'intreccia con l'acme del grano frustato vento di civiltà. In botte il vino. Articolato con cui qualsiasi commento di storia crudele sia propria funebre pira fortunata.   

407

L'ombra astuta binocolo in minigonna di Mary Quant si avvia a morte solenne. Scarpe lucide giacca a fiordi funerari il volgo sul volto ignora la danza subliminale. Ogni tavola creola apparecchia l'elica al proprio debito. La salita è priva di vetri. Lo sciacallo albino si libera il guinzaglio sciorina nelle fauci il confine d'inettitudine. La maglia si appropria della bussola. Scavalla l'inserto glabro l'aiuto prezioso verso il conducente. Dall'alveare pagine di intrusi. Un caso di liane intrecciate, romitori nell'acqua demineralizzata. Denso di cavilli il porpora naviga lancetta del tempo sul  quadro mitteleuropeo: al vertice, by pass sul fegato. La tangente oltre il ponte. Girasoli, petali ad unghie sui seni dalle colline virulente,il fiasco di vino. Abito in canapa viaggia sulla chiatta nel fiume. Un miracolo cinemascope. Si vede come adesso, saluta col cappello in mano nella musica non tempo.