- Je m'en fous -
M'ingollo nevrosi damascate al piedistallo di carta. Non mi placo se ti vedo, penso ad una spinta fuori programma: graffetta letargica che scivola dai fogli. Sulle tue arti erogene per chiudere le porte cambi vetri al piano alle finestre. Il zigrinare dell'aria al morso della cimicie vira all'angolo acuto che si spezza in arma doppia. La conquista torreggia sulle rapide, fluttua a voli radenti in ali millesimate. Nell'eremitaggio sto a gambe all'aria, reduce a piccole entità con scommesse di sguardi. La folla reale informa ciò che vede. Non sopporto la normalità. Il collier sulla clavicola mi uccide, ogni tensione è schiaffo, la brezza, l'uragano, il pianto, l'emozione, tu che vedi e osservi più di ciò che esiste, tacendo anticipi l'intenzione. Arrossa in te il giardino dipinto all'alba nello sguardo che pulsa. Il valore di un uomo lo misuri se ti è contrario. Seduto soffio l'eterno, precludo squilibri, vivo in mezzo a questo bailamme, non vedo la riva di qua nè quella di là. Marchio e giro il torchio d'amore piacevole ed insensibile. Fossi qui la mia pazienza a grandi speranze resusciterebbe da morte certa.