mercoledì 25 gennaio 2017

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 - Niente di chè  -


Il tramezzino s'infila sotto la tavola, il rossetto rosso sulle labbra distingue chi parla da chi mangia. Il cane fiuta il tramezzino, tira il guinzaglio del padrone intento a sorbirsi un drink. Le zampe raspano sulle piastrelle sporche. Il cane si squaderna attorcigliandosi col guinzaglio. Bevo una birra mangio qualcosa, guardo la gente. Mi sono alzato dalla poltrona del cinema a metà film, non lo sopportavo. Il cinema nero, le tende blu chiaro, lo schermo bianco, il jet set dell'underground della metropoli, tutto coincideva con un film cult, invece un film monotono. L'inizio ad ampio respiro, un paesaggio visto dall'alto, poi una volta entrato nel dettaglio della trama, la mia difficoltà a capire, ad entrare nel dialogo in dialetto stretto, sono rimasto distaccato per tutto il tempo aspettando di potermi ricredere nel dire che mi stavo sbagliando dicendomi " ma si è bello ". Niente da fare: il film mi disturba. Anni fa in una notte fonda di silenzio lo avrei visto su Rai 3, l'introduzione cinematografica logorroica di Enrico Ghezzi: non avrei capito, mi sarebbe piaciuta ugualmente. ( Come mi piacque, sempre anni fa, la sua performance strampalata  all'interno del programma di tre sere dedicate alla musica  ) Il cane in una mossa  cattura il tramezzino sotto la tavola, torna dal padrone il quale riagguanta il guinzaglio. Fuori piove come quando sono uscito dal cinema.

 

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