il viaggio è niente più che un nugolo di zanzare dal rumore secco accende il morire al funerale priva il fantasma della guardia il corpo cimice cammina su quattro idee verticali la distanza semina il calcare sul megafono la voce cura tutti i mali la grinta che non hai riposa nel nodo a fazzoletto trave di foglie sempreverdi la siccità di questi mesi arrugginisce la fanfara appollaiata a fari accesi si libra afferra il contrario lo scontro suona nelle viscere dita corte da pianista afferrano il polmone del piano agito l'elmetto vibra sonnolento l'inglese sullo sgabello dipinge apre lo sguardo al bar oltre frontiera con le lacrime agli occhi di lei osserva il dibattersi delle mosche orbe le innumerevoli vedettes dal bicchiere metà vuoto metà pieno le benda il wiskey staziona ad olio compresso sulla criniera la pensilina con un velo caldo dalle casse stereofoniche getta in piscina l'io tra cubetti e fette di limone
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