domenica 6 agosto 2017

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 - Renè Magritte -

Mi levo il cappotto dalle mosche gronda galvanizzato dalle elitre indebolisco le nervature ingessate dai ricordi fluttuo a mani aperte giunte in preghiera con il senso imito il ruggito dall'abbaino al lancio di fantastici aeroplanini separo l'inutile verso col mazzo di fiori la parte di eredità pancia con cui ho a che fare l'istinto del dripping a labbra sul piattino su cui deposito a schiera il canto dalla filastrocca la brucio carta illustre sul palmo di mano divampa nel coltivato gemellaggio il resto del creato forma i calli reali in equilibrio sulla linea della vita col vapore acqueo si attenua l'estratto d'acquisto dal bon ton nasce l'evoluzione rinsavisce le gabbie di orate da cui vedo il fondale di tre secoli oltre preludio da f.lli. Lumiere locomotiva sbuffa tremula foglia di vertigine l'emisfero si accalca l'appendice dal finestrino si dipana e saluta sepolture in contumacia dieci battiti d'ali sulla cassa poi il registro a testa in alto se incrocio lo sguardo introspettivo nessun lucore a corpo morto mi ballonzola estremamente dallo spirito pervertito l'antro rabbuiato è la prassi a fil di lama il fiotto di sangue eseguito veste di tutto punto il refrain viene dalla terra se ne torna in terra scompare con l'ombrello.  



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