mercoledì 9 novembre 2016

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 - Pinna -

Qualunque cosa sia, lontano da lei illetterata gelosia di cui non sono abituato: ad antro oscuro riemerge dal passato remoto. Diadema colorato ad estro cotonato, drug queen rende magici i deliri circensi sulla groppa dell'ingenuità. Dirigo il disastro con poesia. La religiosità del corpo è perizia da vino novello. Il sentimento un precipizio che non riconosco, la disarmonia di suono e immagini mi rimettono al fuoco dell'arduo giudizio. Magma stellare nei filamenti ad artigli provengo a capelli arruffati. Mi vedi: dietro ogni vetro muovo gambe sproporzionate, braccia allugate, teste macrocefale, nasi abnormi: il teatro dell'assurdo. Sono io. Illustro il movente non chiaro: l'amore che non c'è lo prendo; vi lascio a secco di idee, le esprimo nella meraviglia che non seduce, al futuro che non sento, ciò che è verosimile mi piace, mi conquista. Silenziosa la gondola cruda sul palmo, ad algoritmo guarda il mare, mi sorride. Viceversa tu, sei la perla di pesce pregiato in cui lo sfregio è il tatuaggio miracolato sottovento. Nei marosi la pinna nera è della balena al buio.  

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