- Il giorno dopo -
Il nastro rulla la rumba tratteggia il sasso del buon vino. Dal basso ruota il caos bislungo in cui vige il numero del cuore. Fossero bravi cowboy dalla sussunzione feconda, come non puoi sai, comodo ghiottone sul divano stendi il capanno del gusto predicando muto. Nuda tragedia s'insedia dietro l'ilarità unica nel calibro oro del Giappone. La lingua d'aria da giullare, buffone, tetrante per ognuno, finge la teatrale comunicazione d'umore d'ardimento. Nell'hangar d'un'esagerazione l'indole dal passo anchilosato privilegia il sacro al regio, amore che attinge al patrimonio pop. Lo sa il campo gaudio al volo di sussulti e insulti, piccoli schiamazzi da sagrestia solenne ed inutile. Sottosuolo stucchevole in cui viaviamo timor e angoscia, la Grazia a intellettuali frustrati dall'anonimato a gogò. Amiamoci.
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