- Tinto legame -
L'orto col prezzemolo cresce a passo d'uomo rincorre il sole dalla favissa in groppa all'orso si accosta a labbra di gesso e merito. Intingo la ghiaia nella pece vi navigo col fiuto. Sull'ermellino il prosieguo transita, stramazza al vento, un paio di olendri di guardia coprono il guard rail. La cupola smossa di foglie scatta sull'effige, la moneta punge l'eremo. Al riparo dalle intemperie i semi sgarbati assorbono l'invidia che riaffiora. Dietro la tenda l'unghia tonda, svista al culmine del taglio, elargisce in plastica il traforo delle ragioni. Riposa in pace la sedia aerobica, i campi d'oppio si perdono dalla vista dopo aver conquistato l'aria. La frequenza nata si sfiora, a crepapelle l'ossido stira il chadir negli alveoli. L'ubiquità del petrolio lo mostro inciso al turchese. Il sentiero montano sente il segno della rilegatura recintata a pentagono. Il frastuono vi fiorisce, manca l'aria per l'animo inquieto.
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