domenica 29 settembre 2013

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L'inizio della fine

La culla arcuata partorì il gabbiano privo di contratti né smoking rosso per l'occasione; e lo vedemmo destreggiarsi. Nell''hangar al cospetto di migliaia d'idrocefali. Dalle labbra smerigliate e brufoli di nevischio in calce, sulle guance. La luna in bocca, ora arancio, ora verde, pelata con la lingua riluceva di nuovi orari grassi e mattinieri. Come intinti tra i capelli e bigodini diamantati nella parabola sulla sfera raggomitolata presso la miniera. Di oracoli pittati nel metano. E primavere rivolte a venere fiorita nella memoria, se nel farlo. Si specchiò nell'acqua glabra increspandola di notizie immerse al blu col salto nello smog. Per ogni arciere, che avesse chiuso la cerniera con la zip, sino al limite dell'orizzonte. Incatramato nel sudario, crivellato di monete e fori. Dove ogni donna per truccarsi s'abbottona sulle labbra, schiere di penombre e afflati tridimensionali. Per poi sollevare l'aurora imprimendogli nel lutto, il sorriso terso dei venti gelidi nei cappelli dalla tesa in oro e i monili luccicanti, mai così rassicuranti. Assieme al dente unico dilavato, che va spiovendo dagli artigli sulle teste di tutti noi mimetizzati, di acque chete.   

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