giovedì 21 settembre 2017

389

Nient'altro che un alambicco con cui produrre lettere al gancio dell'anfiteatro. L'altimetro boicotta la crepa al vespro, appeso tira la tenda, gli anelli scorrono nel verde li imbuca sino all'ultimo. Amo il movimento senza palla l'ombra arriva ed è la progressione tra le vie e vicoli d'ordinanza. Dalle trincee underground il cane irraggia sul battibecco sale a distanza col pettirosso sul filo. La realtà è all'interno di un sortilegio. Plausibilità senza etichette nè presente nè futuro i versi senza scadenza. Alle spalle la quercia nel ritardo del principio. La pioggia rimesta battente il cranio a gocce scistose apre le ali volano gli uccelli fuori dalla gabbia. Un grigio divenir neve si appella rapinosa alla trapunta delle siepi porge la guancia a terra poi discorre della formula, si ritrae novello. A passo di danza algebrica riposa. Pietra focaia ignota al cuore trasferisce il piano a coda legato alla corda. Il fiume sfigurato nel letto cancella la memoria sul corpo l'urna di vetro è accolta da migliaia di petali gialli.  


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