mercoledì 15 ottobre 2014

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- sulla scena le gambe mordono incistate al cappio -


il coleottero di cashmere nel selfie all'angolo del labbro avvolse l'azzurro al cielo; impiegando il vizio per morire con denti nuovi e umanamente altrui; così le donne arricciate come gatte applaudettero la stuoia sulla pancia color d'avorio; osservando lusinghiere la cucina dallo sfondo nero riverberarsi negli haiku; sugli sportelli ardeva l'intensità della clessidra, sciacquata in sorsi mescolava il dilungarsi ombelicale delle filigrane dentro il maremoto; perdere tempo è l'egemonia della sottoveste e i collant di Chanel odorano l'attesa sotto le pensiline d'oro; bagnate sulla visiera carta zucchero dove la scritta scolorita del mangime umano, svetta nell'aria tetra di manie persecutorie; sin sui capelli da baseball ingrassati al bicchiere mosso in onde simulate; nella velocità il cucchiaio ritrova tavole apparecchiate per il surf dall'alba argentata; barocca se vista da finestre assolate dal rosario in tasca; un benedettino nel baule della vettura respira, esercitandosi alla plancia del diaframma. La via è statica sulla mano.


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