mercoledì 11 giugno 2014

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 Col capo sedato la bilancia del maori giallo


Al mio risveglio ci si sbagliò e chiunque credette di vivere il barlume aerostatico presente; mentre con la foglia d'insalata dettavamo trame in fila ripiegando i sessi che ci dividevano nascostamente; il rumore frustò gli occhi immortalando i sensi sul vuoto del dirupo. I colori col cappio reclinato sulle spalle primeggiavano vezzo chirurgico di un boato cespuglioso; se vibrato di notte se vibrato all'alba la pagina avrebbe acquistato un doppio wiskey e un pacchetto di sigarette; l'avresti visto sgattaiolare col fiato avvolto come si avvolgono le foglie di sigaro cubani; perdendo sicuramente gl'innumerevoli preservativi che vedevi srotolati dai rami di ogni albero bianco e blu, parcheggiato tra le vetture nella città in movimento; una scala mobile inopportuna nella spola tra l'inferno e il paradiso avrebbe mostrato le narici nuove in platino, mentre la lucertola sarebbe sbucata sotto il buco sgocciolante; il governo avrebbe guardato indietro e rigiratosi avrebbe ripiegato il revolver nella fondina; la pulizia di uno scatto sarebbe stato premuto sul disco del creato il quale ammutolito dal turbinio del gallo avrebbe scelto l'andatura a fiori ipotizzati. All'oscuro di tutto, come una palla di fuoco si sarebbe incendiato per poi rotolare nell'acqua e friggendo fumante, avrebbe guardando il pendente parachute.


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