martedì 21 febbraio 2017

300


- Carpi -


Questa umida statua che si esprime sul calco emana il senso barocco privo di affreschi nel pulviscolo. Con la giornata sotto il braccio svanita nel dolore la luna sfodera la benda sull'occhio. Il martire in cui vivo impera svestito di organza sul ramo dell'inutile mi scorgo nudo. Non dal mio eloquio cui il minimo cultore di piccole cose freme a effige piango. Bensì dal lenire che ronza attorno all'equilibrio, sull'ape dell'artifici, osservo il tintinnio dell'argento artiglio sparecchiato dietro la tenda. La circonvoluzione manierata circoscritta nel gesto donna penna calamaio sono lievi. Sensuale col lucore dell'ora in cui simuli il faro, la scena della vita in noi. Specchio a calamita liquida in cui rifletti gioie vanità spiegate nella lingerie m'innamoro della tua terra policroma. Salti nel gioco sulla linea seppur difforme tra le braccia continua la tua santa signoria per rifiatare sul dove se non adesso in noi.

   

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