mercoledì 11 maggio 2016

182


- Clown -

Brusco come un ricordo il riflesso di schiavi in acciaio svirgola nell'aria e piove. L'acqua defluisce dal punto cardinale dove normalmente il lume dissalda il filo in ferro. Innesta il connubio di terra e di mare in un salto di breve fattura. La vetrata verticale di cui si ha rispetto, si svincola goccia di fuoco. Sull'avambraccio un tremolio sinistro arrossa il panorama rovescio della brughiera. La bruma in pelle decolla portandosi cucita sugli occhi l'aurora faccia vista. Mi annoia m'incupisce come la morte sia perfetta morale. Dello scettro si spezza nel vento il baule, ne risuona il fango di giubilo. L'estremo nord è vuoto che vara sui sentieri gas acciotolati, steli dalla gomma piuma. Sulla corsia di emergenza il faro illumina l'occhio del coniglio. Dal costone di roccia penso che ogni frammento lavico sigilla lo spazio acustico. Che qualcosa di autentico si muovi in questa vita aldilà di noi è pacifico. Il più è scovarlo e metterselo in testa come un cappello da clown da mostrare come fosse un passepartout. 
    

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