martedì 8 aprile 2014

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 Si erge d'oro il pubblico salito con la fiaccola raggrumata


il buco al doppio chiodo illuminando il sole spegnersi; alle spalle del manico scalda la temperata fiamma ossidrica, tuffandosi di rovescio; inorrididendo le sfacciatagini cadenti, col lardo che narra di sè e delle fragranze di verbena; alla cittadinanza raccolta negli appezzamenti urbani di proprieta del demanio alato; discorrrendo nudi sulla velocità che tra le mani sguscia sfumando; la coscia colorata dove l'intensità divina addenta il melograno accerbato di metalli; avvolti negli stracci senza fiamme tamponate dai morsi dell'aratro, col bicchiere in mano per aver bevuto lo champagne del vitigno; mentre al tempo che lo conobbi col cappello in testa, ogni frutto illuminava la volpe fulva che spelluccava dal banchetto imbandito e disboscato, dall'avarizia di resistenze improprie sottovuoto.

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