giovedì 18 luglio 2013

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 The web of pentagon

La ragnatela a testa in giù nell'angolo pentagonale vide il gatto indossare  la fortuna  ciondolando. Rimango turbata dal foro nell'anca montanara; polvere friabile ed intricata i pezzi ferrei nella battuta d'ossidiana. Tesa e diamantifera nelle fini elitre itineranti nello sciogliersi in quel librarsi, sulle ugole. Di voci d'acque camminanti. Ad un passo dopo l'altro avanzavano straripanti in flutti tra la gente ignara. Che come formiche andavano gonfiandosi verticalmente di fumi ardenti e rossi; accendendosi, spegnendosi e  prendendo fuoco in quello spegnersi. Sull'alcool posto alla superficie; passeggio odoroso deflagrante in ogni mente liquido ossidandoli nel soleggiato umore d'esplosivi che dal sasso. Della rupe si sporgeva. Per poi infrangersi sulle stringhe. E sugli indugi di quel formare una greppia. Celebrata a freddo. In vetro nella sabbia dell'intelaiatura carceraria a livello vertebrale, ingioiellando il trillo del telefono presso il bottone a quattro fori. Ritrovato nella scarpiera, con lo sguardo su vetusti fiori nel marcare visita all'indietro. Fecero la solita pressione aprendo le distanze di un rettilineo tinto di marrone, legando venti biondi e sporchi allo stop vermiglio del carrello, scivolato nel dirupo.  Spinto da mani ignote, sino al bivio. Dove le teste equine torreggiano su cime di pertiche fiorenti; e ciascuna col tatuaggio sulla gengiva sorridente fissata al rubino presso la miniera, si attiva di cunicoli psicologici con la pietra nera in tasca. Della Mecca, che sfavilla incastonata al dito floreale dell'Afgano d'oro, portiere inghiottito dalla crepa in una seduta di magia nottambula tra le dita intinte. Dall'ologramma dell'amico. Inforcato all'aglio sullo stocco, e affrescato dal circondario della gorgiera; la quale a fisarmonica, intrattiene il cielo e la carne a faccia in su. Come la ragnatela sta viceversa, a testa in giù. 

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