martedì 30 luglio 2013

12


 Nothing more, than an act of love, unadorned

Nulla più che un atto. E la semplice via che non ho, si spezzò strappata alla tanaglia della curia.  Impalpabile gufo del non sentisti, decollare infuocato nella carcassa carnosa.  Raccolta dalla strada macilenta non lusinghira gli occhi. Torbidi. Dietro agli occhiali. Su quell'asfalto pieno di feritoie e rattoppi. Scuri che proteggono dal riverbero delle faglie arterie. Incamiciate come fossero cerotti in pietra. Nel balzo dell'aria secca, color di una foglia rugginosa travolta dalla lapide a memoria. La quale riposa sulla parete, dove il potere è inciso di cortecce maculate; e che dire, di questo tempo. Agganciato alle rapidi di smeraldo tra le rocce e il manto, di neve intrecciato come s'intrecciano i capelli di un'attrice al proprio abito ? Discendente porpora sul torrente interrato nel versante opposto agli occhi, dove lo spazio corre. Creando il senso intermedio di ciò che ti auguri, nella sconfitta. Di un flusso. Che alloggia distante. Alla cinghia del pantalone che lega la volpe in quel azzannarti. Se potesse, e può. Ma è battezzata dall'inizio, e ama ciò che non conosce per aristocrazia intramuscolare, come le cime presso l'olfatto e lontane dalla vista. Appuntite dalle pupille del primitivo che va, calzando l'haiku in pelle su sentieri a 17 sillabe dove respirando instancabile, come un Dio. Lascia orme al cuore in quel pulsare.    

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