martedì 6 agosto 2013

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Colazione della moret con la cupola in testa


Sul foro rimestato senza alcun rispetto che la sostiene. Sta l'anello cardinalizio, sul cui dito prevale il color del ferro bruno, di cui piace il volto. Dissepolto dal birillo del tramonto. Che se stesso unge. Tra i capelli, che non esondano  apparendo così incollati al piccolo macigno che, sulla cresta sta in filigrana. E vibra. Onda anomala di confusioni imberbi, con le corolle dall'idioma circonciso, se non vi è nettare per il disco, obolo, cerchio. Di un obbiettivo multicolore che rumoreggia, vuoto, di note a sesto acuto e olfatto proletario nel contorto muschio; specioso al rullar di condizioni avverse. Di cui nessuno sarebbe interessato, tranne la fatalità delle giovani diversità, alle università che non pompano petrolio.   

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