giovedì 14 maggio 2015

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 - la rapsodia brilla di mille unguenti -

ogni scintilla buca l'acqua alle estremità del sale: sabbia. Il vento ritrae il freddo nel distacco ama i coltelli, hanno un dio affilato. La lama scoppia tra le mani, di soprassalto le vene in pietra cogitano i movimenti. Non supero nulla se non la modernità che vìolo. Le pupille d'oro emanano sudore, su cui il tatuaggio a ologramma, nuota lo sguardo che discorre. Sul display l'ipnosi sceglie le carte con cui indovinare i colori giunti. Rabbuia il nord Africa tra i disordini di madre terra, le stelle a borchia della cintura, cadono nel muovere la coda variopinta.  

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