venerdì 1 agosto 2014

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 Hashis


Quando il tempo cittàdino esclude il resto; convoca rotondità al verde accusando il colpo sparando l'imprudenza necessaria e conferendo orrore ad egemonie risolte; allo sguardo mattiniero di bocche vi sarà il pulviscolo; eterno farmaco logicamente allineato fuori da vene e arterie col passo geometrico annerito; dove chi rovescia l'acqua inghiotte cunicoli inservibili al mondo che indovini la produzione di sabbie per la clessidra; segnata della sventura nera i testicoli del cavallo paiono fieri dell'amaca aerodinamica; sorpresa di campanacci dalle campanule asseragliate presso il campanile; le anime morte a tavola chiacchierano sorde al bilinguismo; adducendo al caso la svista anonima ermafrodita tracciata dall'impronta delle infradito e le mutande di ghepardo; iene anziane che sulla poltrona d'osso mostrano in brutta vista la panoramica rinfrancata e l'ostia appiccata al palato d'oro; che deambula sulla carreggiata metallizzata coloniale di colori a olio e la madonna col bambino a braccio; la serpe nel canestro sbarra gli occhi con la X del risorto in mano e ogni immagine profuma 50 chilometri orari sull'oleodotto; levigato con le sfere color del fumo; rappreso al murato che tracima  pugnalato dalla vita riducendo il debito infinito; di soprassalto al ramo in noce, si addebita la relazione di preferenza dando alle lancette il carburante nascosto al freezer; con la luna dietro tutto, all'oscuro.

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