lunedì 18 agosto 2014

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 - Cromosoma N1b1 -


La mosca sul ciglio del bicchiere sbatte l'elicottero con le ali sollevandosi rovescia il latte sulla terra imbalsamata; respira il mobile contrariato in controvento. Scaccio il vetro dalla furia della bava; bella grandine dorata che a frammenti cade a chicchi trasformati rotolano su ogni viso; che rimbocca le maniche dell'olio all'uva, fuso e marcio convenuto in cielo addensato prima di esordire a festa; di tutto punto in pinzimonio nell'allure dell'anulare, il dito getta sulla battigia gialla seppur notturna l'indicazione per il lago che non muove tigli con piglio misurato; dal maggiordomo mestiere d'innumerevoli disoccupati per meglio dire unemployed: martiri di altezze sterili simili ai monti a tergo di bretelle affusolate a bigodini; arroventati in testa creati dalla cute di targhe alterne e numeri tronfi i quali sibilano come serpenti la loro kabbala; rimestando gli occhi innestati da pubblicità di radio amatori vintage in cabina di pilotaggio presso il nosocomio; dove il battito di una farfalla fugge intrufolandosi periodicamente nel radiatore di cucine rare; brandendo il remo che naviga indirizzando la chiatta sul ramadan e il coltello del soggiorno al passaporto per il paradisio adibito a lavaggi di vetture; nella notte insanguinata che sia breve con gli occhialini da lettura e l'abat-jour accesa nello zaino in cui traspare a spalle il guardia caccia; nudo guarda il volo di gabbiani, di piccioni viaggiatori disperdersi colpevolmente abbandonando ognuno le proprie nubi viola; albatros, ci abitano navigatori verdi al naturale non si accorgono di nulla; sfibrati costantemente dai velivoli che al decollo incollano costoro alle ali che planano di fronte a Tel Aviv accartocciando le lamiere; al ritmo di una Bibbia bianca ed oro, dormo guardando il muscolo dell'avambraccio coricato sull'onda che colora mille toni; dove geometria e filosofia stanno ferme applicando insieme il mastice vetrato della sapienza. Con un disegno a cui come poeta sono ispirato grazie a Dio.  

domenica 3 agosto 2014

75


L'olio febbricitante

Frullati alla la vita sulle proprie trame, il perdono pare sia imminente pruriginoso odore di limatura e saldatura temporale, cicatrice d'un elefante grigio dalle setole indorate, dalla parure di cretinerie; la donna magra si sveste le spalle coricando il tatuaggio, adagiando la scapola sul cuscino, il diadema luccicava vergognosamente sulla pozza di pazzie insanguinate, finestre e pianti; controllai miseri cenci d'una connivenza, accesi il fuoco, feci scorrerer l'acqua viola del fiume sino a valle dai rubinetti d'oro, le vasche di cristallo si riempirono di fiori; di montagna con la parola love ad altezza di uomo e donna: nudi di carnagione bianca caucasici probabilmente sepolti dalle radici da cogliere per non morire mai più di solitudine afasica; scrissi con ciò le note mobili dell'universo appiccicando il senso al tram, in un postik il numero di telefono in chiesa; parcheggiando il centro di ogni circense tra le calle, i carrugi. Aspettando che qualcuno lassù mi chiamasse per lavorare.  

74


L'unicorno tinto


L'incedere del ghigno di una nutria attraversò a semicerchio la strada; divisa dall'orgia calcolata e abbracciata, spiana la spirale col binocolo; vivendo d'anfibi a capitale garantito, colma spruzza; lo sparo a soldi immersi limonando la consulta; appiccicata alla lingua dell'ostrica che freme; a modo suo; sulla barca il lago ingiallisce correlato all'acido solare; sollevato da piante di piedi deceduti sui carboni; trainati dalla fune dei lavoranti dopo il turbine macchiato; che nell'aria a frammenti rilascia spuma a coriandoli ghiacciati; chi muove l'unghia individua il segno colto dell'unicorno inciso sulla fronte ardente.  

venerdì 1 agosto 2014

73


 Hashis


Quando il tempo cittàdino esclude il resto; convoca rotondità al verde accusando il colpo sparando l'imprudenza necessaria e conferendo orrore ad egemonie risolte; allo sguardo mattiniero di bocche vi sarà il pulviscolo; eterno farmaco logicamente allineato fuori da vene e arterie col passo geometrico annerito; dove chi rovescia l'acqua inghiotte cunicoli inservibili al mondo che indovini la produzione di sabbie per la clessidra; segnata della sventura nera i testicoli del cavallo paiono fieri dell'amaca aerodinamica; sorpresa di campanacci dalle campanule asseragliate presso il campanile; le anime morte a tavola chiacchierano sorde al bilinguismo; adducendo al caso la svista anonima ermafrodita tracciata dall'impronta delle infradito e le mutande di ghepardo; iene anziane che sulla poltrona d'osso mostrano in brutta vista la panoramica rinfrancata e l'ostia appiccata al palato d'oro; che deambula sulla carreggiata metallizzata coloniale di colori a olio e la madonna col bambino a braccio; la serpe nel canestro sbarra gli occhi con la X del risorto in mano e ogni immagine profuma 50 chilometri orari sull'oleodotto; levigato con le sfere color del fumo; rappreso al murato che tracima  pugnalato dalla vita riducendo il debito infinito; di soprassalto al ramo in noce, si addebita la relazione di preferenza dando alle lancette il carburante nascosto al freezer; con la luna dietro tutto, all'oscuro.