domenica 12 maggio 2013

6


 L'idiota nell'orbita del cappio ellenico


brillò il sole, fulgido dalle succinte vette. Le vedemmo, col chiodo infisso nella roccia che passava con l'aritmetico rumore. Ancorato dalla braga nera al volatile. Sui coppi in vetro, che si librava. Trascolorando. Dal grigio, poi nel verde, e nell' azzurro andando, verso il treno per sferragliare in bocca. Illuminando. L'intestino del mare appuntato e scoperchiato di cupole dall'elmo ellenico. Raggrinzito. Girato dalle ruote del mulino. Nel volare cadendo in una scheggia ruzzolante, infilata nel manico del secchio. A metà, della via scoscesa. Sulla corsa verticale dentro il pozzo. Circondato da mattoni in secca. Brandendo, da una parte il cielo e dall'altra gli occhi vuoti.

Nessun commento: