la mole d'occhi cerchiati si restringe sul capoverso la fanciulla dai denti azzurri convoca l'aeroplano in sguardi centellina il blu ghiaccio di foglie al cospetto dello sventolio inerme con le braccia lustra il gorgo panorama di tizzoni a scintille accese il tacco sommerso nutre il promontorio i tacchini in volto tempio nazista la razza con la corona slabbra di vermiglio il frantumarsi iceberg col grembiule sbircia sul molo l'attracco della figlia in modo gentile amorevole nel telaio cruna di buffet in rose d'acciaio
al proletariato in disuso scandisce la coperta della ricchezza vero disastro a questa latitudine genera prole e palestre autoctone con l'amico alliscio l'inox nel silos la gualdrappa copre la cadillac anni 50 sul cofano intrecciato nel tabacco Buddha con l'omphalos illuminato a giorno nella foglia i preliminari senza un arbitro dal maiale l'haiku dance della scrofa al confine con l'oceano che non è il mare per chi vive sulle vette i relitti nuovi sono alla deriva del lignaggio cuba libre d'accento sassone
crocchio a mandorla poi paratia con cui mi allaccio la radice della patata pelata indosso il poncho i gemellli nell'isola screziata il cappello ad ampie tese ripristino il fiume come da accordi lo lego alla buca immensa ripiano sulla cui folgore rassetto i fazzoletti con cui si saluta lo sterminio da cui erutta coriandoli plebiscitari il naso umido solenne di monopolio in casa dell'oca dove i ferrovieri tracciano sull'abito la formaldeide del tepee nella radura sto con il metro da sarto lo spaventapasseri d'un santo
misura la circonferenza lunare per stingere il passo della sfinge da cui ruota l'abisso centinaia di raggi d'asfalto si librano in volo coriacei di frequenze a radio marina l'onda d'urto spaventa le foglie di palma col delfino nello spacco vertiginoso al collo smercia con grazia il tuffo del destinatario col cero in mano si liquefa la freccia si stropiccia le tasche dall'inchiostro firmamento del futuro imbastito in piccoli miagolii nel canyon in nero si conchiude assorbe i giorni piegati a tovagliolo
al proletariato in disuso scandisce la coperta della ricchezza vero disastro a questa latitudine genera prole e palestre autoctone con l'amico alliscio l'inox nel silos la gualdrappa copre la cadillac anni 50 sul cofano intrecciato nel tabacco Buddha con l'omphalos illuminato a giorno nella foglia i preliminari senza un arbitro dal maiale l'haiku dance della scrofa al confine con l'oceano che non è il mare per chi vive sulle vette i relitti nuovi sono alla deriva del lignaggio cuba libre d'accento sassone
crocchio a mandorla poi paratia con cui mi allaccio la radice della patata pelata indosso il poncho i gemellli nell'isola screziata il cappello ad ampie tese ripristino il fiume come da accordi lo lego alla buca immensa ripiano sulla cui folgore rassetto i fazzoletti con cui si saluta lo sterminio da cui erutta coriandoli plebiscitari il naso umido solenne di monopolio in casa dell'oca dove i ferrovieri tracciano sull'abito la formaldeide del tepee nella radura sto con il metro da sarto lo spaventapasseri d'un santo
misura la circonferenza lunare per stingere il passo della sfinge da cui ruota l'abisso centinaia di raggi d'asfalto si librano in volo coriacei di frequenze a radio marina l'onda d'urto spaventa le foglie di palma col delfino nello spacco vertiginoso al collo smercia con grazia il tuffo del destinatario col cero in mano si liquefa la freccia si stropiccia le tasche dall'inchiostro firmamento del futuro imbastito in piccoli miagolii nel canyon in nero si conchiude assorbe i giorni piegati a tovagliolo
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