giovedì 20 aprile 2017

326


 - Flatus -

Le squame, i polsi diffratti è ciò che alimenta la bambola priva di chincaglieria. La luna incendiaria, l'antiquario sulla penna, il danaro col passo d'appuntamento nel resto dell'ora per rivederti capirmi in che amore la pesca rotola nel foro del silos. Vedi la pezza di lamiera lucente in fuga, dalla corona di borchie si tuffa nel piatto periferico. Tu m'inviti io ti soffio all'orecchio di mercurio sino all'altro lobo. Il ciuffo di capelli oscilla disequilibrio sulle labbra da cui sbuffi il futuribile. Supero la camera vuota a perdere lancio nel panorama technicolor il ponte di venti angusti vetusti. Nell'orbita dei movimenti il fuxia non perviene, vola dai rami in città in cerca di cibo sferico. Sulla punta dell'iceberg spolvero a tutta prima la minuscola arnia che affronta il cavaliere d'Italia con la lingua peduta delle gru. Sotto la seggiovia il piombo installato a tutto punto. La giacca zuccherata ad ogni curva lacera lo specchio universale con cui ci si allaccia alla regione. La ragione dell'asso è in tavola sulla verticale.




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