La classica tinozza di mari monti apparecchia per i deboli di cuore. Staziona il tempo immemore sotto coperta d'una architettura di vetro rotaie scambi. La stiva, il mozzo brunito, il dogo argentino col collare di sonagli pensa l'avantreno di parole. Tra le mani lo zerbino di welcome in jaquard merita una riflessione battuta d'acari nel flusso. La carcassa riconosce la sosta vispa dell'autiere il profumo del panno umido faccia faccia della nequizia pezzo di vento in orbita. Meridiani e paralleli artistiche barocche ragnatele invischiano il corvo serpeggia il cordone ombelicale loquacità di esecuzione. Il cigno si abbarbica sul raglio della finestra di primavera. L'unica cosa vera è la primula che decide di andare in gita con la biga trainata da due maiali al galoppo. Il gheppio appollaiato sui nervi rinsecchiti osserva i margini del cavolo stralunato recita il mantra ci ripensa preferisce no. Nel fango d'un trailer stucco gli interstizi dell'animo sfumo sulla seggiola epistola rosso magenta una passeggita sul litorale con l'go da cucire d'alta montagna la stella alpina la ficco stola nella borsa.
Nessun commento:
Posta un commento