venerdì 17 maggio 2019

410

La donna spaventapasseri col canestro di ciliegie nell'avambraccio, non mostra allo specchio nessuna bella cera, eppure respira fosse viva. Batte mezzanotte lo zoccolo caprino sulla proboscide del pazzo. Dietro le vettovaglie, il palco delle corna, oltre la magia un monocolo d'oro zecchino. Delegazione di frutti esotici con cui scambia il supermarket per Cattedrale. Ritrovata sul monte innevato, congelata. Frigoriferi in fila Indiana. Collana umana dello stesso colore. La cravatta di ciascuno il cormorano col la maschera del gas sul becco, l'anfiteatro del sogno: patria di donnole. Mercato sui bicipiti. La luna nell'intervallo sposta la nuvolaglia di pizzo ammicca il raggio di sole. Un baratro, la ruota del pavone bianco si unge pellicola di fine secolo nell'aia. L'imam fa l'amore in piedi con la femmina cela il profilo di ombre che li allunga alla risacca del mare fuori portata. L'orgasmo aureo di carta impetrata forgia una stella marina sull'occhio della donna con le labbra in marmo. Esonda nel cuore dai capelli in svastica. Teste di tabacco trinciato il mugghiare dei vuoti.