domenica 24 settembre 2017

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areole dell'infinito senno ai margini del sommo disinteresse con cui vivo l'interregno da cui interpello il sentimento di questo luogo ameno giogo di acquaiolo su cui scorre ogni digressione umana che non disturba la mia lettura del tempo il fischio meteo al falco equidistante all'abbaiare del cane nella valle la lucertola tra le foglie indaffarata le percorre fugge nella primavera gonfia il bosco di odori colora la Dea fortuna al sole legge di questo luogo ai margini dell'infinito crea l'interesse di chi come me fa colazione le prime ore dell'alba perla nottambula stropicciata di velo la scansione congrua mesce alla palla di Diana con la faretra acquista sigarette sotto costo il sotto passo dal ventre il divenir infila la freccia di cristallo indelebile fora il tuorlo nel vulcano incandescente il pennello sghembo riflette il petto di pollo allo specchio la fureria del menù l'identità bianca idioma writter che incontra è power writer e non chiede mai come ci si chiama, sempre chiede: tu cosa scrivi ? black peace and love too ?





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l'acqua precipita nel ventaglio traslucido imbeve la scala nella marcia da montagna supera la vetta la coppia di frastuoni indirizza lo sterzo sul pelo di lapin odora le unghie tinte nel giallo al confine autorevole apro il tunnel dal prologo la tua voce per amore darei tutto per il tuo amore un brivido di

gioia luminoso mi eccita si accorda sul palco con la renna traina la slitta di malva nel becco il beato ramoscello di sommaco piega la linea della brezza a fatica nell'ugola la traettoria dei tordi in ascisse da cui trabocca il tuo amore questa sera le stelle si accalcano in cielo per il tuo amore il fine dello

scurire l'orlo refattario del mio cuneiforme ardore squadriglia di ali per te mio colore universale con il vaso di crisantemi odo la messa nel disagio imbrattato sul muro fumettistico bianco nero ciò mi muove la necessità di sapere un'idea finita per amore la trasformazione dell'esistere continuamente   



sabato 23 settembre 2017

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costantemente tu palude carbonifera l'entità corpo a corpo mugghia nel branco di delfini al sole dal legno il profumo d'aria l'armonia spietata blu il profondo gemito dalla povertà squaderna la dittatura impilata sulla torre di Babele pive nel sacco a squadriglia la coda tra le gambe tra i tavoli parcheggia la chiazza rosso bruna pira che sfiora il microcataclisma a cravatta di calcare affitto la mansarda dal vetro al collo in tasca le famiglie hanno il conto svampito sul dirupo il lancio dell'asso solenne in giù

giovedì 21 settembre 2017

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non riesco a far fuggire il suo fantasma maledizione a questo vivere facile con la polo infilata nei pantaloni del lungomare le portiere di jeans aperte con cui strimpello le corde uccise dalla folgore ho deragliato il visore ho affogato la radio dal candido visone giro il pomello dell'occhio dal succiacapre sul capo dell'uccello accovacciato la gamba dell'isola tinge la nenia dal saluto legionario non è mai un abbonamento chic il giro virtuoso maledizione a questa vita un'occlusione testamentaria da nichilista

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Nient'altro che un alambicco con cui produrre lettere al gancio dell'anfiteatro. L'altimetro boicotta la crepa al vespro, appeso tira la tenda, gli anelli scorrono nel verde li imbuca sino all'ultimo. Amo il movimento senza palla l'ombra arriva ed è la progressione tra le vie e vicoli d'ordinanza. Dalle trincee underground il cane irraggia sul battibecco sale a distanza col pettirosso sul filo. La realtà è all'interno di un sortilegio. Plausibilità senza etichette nè presente nè futuro i versi senza scadenza. Alle spalle la quercia nel ritardo del principio. La pioggia rimesta battente il cranio a gocce scistose apre le ali volano gli uccelli fuori dalla gabbia. Un grigio divenir neve si appella rapinosa alla trapunta delle siepi porge la guancia a terra poi discorre della formula, si ritrae novello. A passo di danza algebrica riposa. Pietra focaia ignota al cuore trasferisce il piano a coda legato alla corda. Il fiume sfigurato nel letto cancella la memoria sul corpo l'urna di vetro è accolta da migliaia di petali gialli.  


sabato 16 settembre 2017

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l'oppiaceo fulge invece di profumo è assenzio al tavolino sotto la coppola lo zucchero di fiera nel cuore la cintura si accorda muore a ritmo accademico invece di ricci di mare il rosmarino radice nel carteggio ai piedi delle piante l'oro subito s'intreccia al binario tre che di vesti eleganti se ne intende sacco al sole in chiaro si rispecchia la linea dei quattro passi li scendo nel sottopasso lo scorrimano su cui rotola un obolo dai motivi blandi è il vecchio leitmotiv bellezza vermiglio l'imbracatura in rima   

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Intingo l'acceleratore polo dalle commessure vergini filtra il tuo occhio fuoco indemoniato conosce le faville di nutrie scoiattoli roditori d'ogni genere su carta oleosa dal soffitto pende la ruota faunistica in canapa cinese a lampadina 12 volt scende il dux mea lux plana sull'isola del tesoro technicolor sulla spiaggia è l'idea del braccio di formaldeide lega il somaro di Cristo all'anello i mattoni a faccia vista riflettono la coppia scoppia nel frack cerato di crack brilla di pini nani stampati affiora sulla neve la

testa di tulipani intessuta ghiaccio nella berretta sulla fronte l'haiku in fiori di pesco rimargina lo strappo cui il filo attraversa il declivio recita gli occhi di chi guarda disteso nel fango l'emittente dell'algoritmo nel sofà l'alcoolritmo guru sul tettuccio interloquisce col braccio dalla vettura esibisco i sensi al giardino Italiano la tempra azzurra innaffia l'immancabile buffet del fascismo proibito/ il fascino nel proibito sono i fondamenti biologici della scrittura ho deciso di amarti non ti perderò per

nulla al mondo di questo mondo di sanguisughe che non è deciso se lo desiderate posso fare qualcosa col kalashnikov una fila di poltrone al cinema dell'occaso una genziana la pervinca il drink paglierino tra le gambe la rosa purpurea di Milano la svolta dei petali li piega li copre sul piede unico i cubi del ghiaccio conversano di baci sulle labbra la voglia di vederti e di fare l'amore vedimi atterro domenica durante la messa nell'ostia del mattino mi travesto da sub umano nelle città le migliori che abbiamo
  
  

giovedì 14 settembre 2017

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Athena di Lemnia in versione pop sale i gradini d'ossidiana. Lawrence d'Arabia mi mostra la foto sull'avambraccio dell'ultimo viaggio. Doppia coppia all'asso. Il full d'assi lo attende vicino al banco in divieto di apericena. Il motore nudo della Harley Davindson parcheggiato sul penitenziario beat perde olio dalle luci stroboscopiche. La sagoma che tampona la perdita pare un portafoglio vestito in nero con l'aquila fascista. La sera è propizia. Nel petto porto a passeggio il mio cane maltese anzi è una cagna: si chiama Motown. Nera lustra il gluteo di carbone non prende mai il sole è aristocratica dal colore perfetto piumato, la vista corta la memoria lunga. L'arte non dà risposte esige il sacrificio.   

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lo spirito non muore siamo nudi ci infliggiamo ogni pena di piacere. Le diversità il nostro lessico carnale. Non si può esser meno di ciò che si è. Infilo le mani. La nostra danza di polpastrelli sulla cute, tra i capelli incendia ogni meraviglia. Il respiro brilla nel cuore ne trafora uno poi l'altro. Il luccichio sulla pelle il ricamo lustro dell'amore nell'amore chiama ci desidera si perpetua    

domenica 10 settembre 2017

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imbarco l'acqua in fiamme del mondo pane stinto sulla primavera nera al galoppo cavalco l'origami di cuoio apollineo il triangolo d'assenzio irraggia i guaiti la cagna morde la pentastica luna nel riverbero il canto di conchiglie volute dall'ostrica siede schiusa sul periplo della verticale scende lieve sui petali
  

sabato 9 settembre 2017

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Così poi dal leggio la voce atona trova l'intrigo del manifesto. Al muro il singhiozzo sfaccettato tra le mani risuona di pelle vera. Il morbido avvolto al nero al cospetto di chiunque segga sogna il tuono. In attesa fulminea l'anziana rinsecchita sul calesse prima che la morte la colga scaglia l'epiteto all'albero. Cadono le foglie in ciascun occhio naviga un coca rum nel bicchiere di ghiaccio. I tacchi a spillo son seguiti dal malleolo dal polpaccio dalla finestra scintillii dalla cupola un raggio penetra secco. Dove il sole è nero il rapace vola sul palmo punge la nomenclatura eterna mi sei dentro il ruggito. La vergine disturba il cane abbaia alla lingua della Musa madre. Pulisco la lente supero la mattonella in resina. Sul ponte triangolo di brezza non soffia l'alone di cuore sul vetro si restringe: sappiamo l'amore assorbe nel silenzio. Sei in me nell'attesa del fulmine nello spazio e nel tempo.  

mercoledì 6 settembre 2017

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Questa decorativa costumanza divieto al gesto in volo in cui non mi riconosco pindarico se non come fingitore albatros colibrì i corvi ilari dalle circonvoluzioni ctonie ingrommate dagli stupefacenti nel pudore taccio spaccio garofani di lava acustica per sordidi desideri nelle squame l'oro stà sul lastrico

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Mi ci volle qualche pietra miliare per capire dove fossi. Calai il mondo da una fune elastica, la calai nel nonnulla dove annotta e i fori luminosi dalla civetta crearono lo spazio di cui si ha necessità nella miniera di carbone. La sfera universale sul tavolo di costoro residenti sull'onda immaginaria drenano di pervinca le labbra sulle ali solari predicano bene razzolano da assassini. Un ciglio di stucco gesso all'interno della cornice recita la poesia dall'emisfero. Tu in questo modo sei calcina bozza nel deserto ripieno di cactus. I disegni a colori creano linee dal mare. Stampato nei ricordi lambisco rampe di scale eburnee incontro la voce dialettale rete a ombrello in mano alla silhouette poi l'aurora fondente. Dal castro la brezza solleva migliaia di cappelli lettere annerite dal fumo. A chiunque nel tram in città chiedo la data di nascita. Sotto l'ascella increspato di unghie il long playng di vinile su cui registro la recita; nel fardello le parrucche sui bigliettini da visita i nomi di battaglia. Modello gli ulivi nelle piazze, il primo davanti la chiesa di San Giovanni Battista. Con le foglie cucio l'abito per la divinità. 
L'elefante sul palco a listelli gialli redarguisce l'altra parte della strada sabbia aspersa frusta saltando la ruota tumula quadrati nel gesso scritti per terra. I simboli sono sguardi sotto il copricapo delle rune di lana. L'anfitratro dai denti di avorio contiene una razza di tori in libera uscita. L'alta pressione è per coloro che filtrano spaiati di tailleur, nell'organza ripristinano l'orgasmo dialettico. Infilo la calza di nylon in testa al cavallo entro in banca nitrisco povertà con la mitra del vescovo. Dal pozzo risollevai il mondo che avevo calato nel nonnulla versai il secchio d'acqua nell'argento denim.        

martedì 5 settembre 2017

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Lo stile è proprio il suo. Il busto storico le gambe a ics, porta gli occhiali da vista, avanza in surplace. Mai appesantito nè legnoso tra un passo e l'altro con la dinamica della dinamo in semi corsa crea raggi luminosi futuristi fiamme elettriche con cui scalda l'avvenire. Mi stimola il sorriso. L'ho riconosciuto da lontano, non so chi sia, non so cosa faccia, da dove venga, eppure la mia memoria, dal momento che l'ho visto mi ha scartabellato le foto mnemoniche raccolte in ordine cronologico. Correva casualmente lo incontravo; è trascorso del tempo dall'ultima volta. Strana questa cosa, ad un certo punto tutti quelli che compaiono nella vita che abbiano un nome siano sconosciuti, conservano nell'energia la grazia semplice e maestosa del vivere e di esserci con te sulla terra. Ignoto non so nulla di costui che si allena come altri che corrono, oppure no, semplici comparse della città, visi, volti, profili, andature, gestualità, posture, questo loro piccolo accento come in questo caso che mi si consuma dentro e crea un'immagine provocandomi una successione d'immagini sino ad arrivare ad un sorriso. Lo osservo intensamente senza farmi scorgere e nell'osservarlo riconosco il mio spazio/ tempo, magicamente focalizzo il sentimento a me non più estraneo con cui esisto. Consuetudine mediocrità cancellate. Come se i morti, i numerosi, attraverso il caso della vita dettassero le loro volontà dall'oltre tempo calandosi nel caso contemporaneo di chiunque che sia ignoto oppure no con ali della corsa lo stile proprio, ora il suo, il busto storico le gambe a ics gli occhiali da vista.