domenica 25 giugno 2017

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 - You'll never find another love like me -

Il tuffo nel lago ad oltranza lo nego umorale la vita mi scorre sul giallo delle mani raccolgo la chioma ad elastico legata al bronzo la soffoco la ritrovo alla porta apre nuda avvolta nel peplo di carta velina non abbaia nè annusa l'esteriorità del nuovo mondo taglia in spicchi la macedonia mi osserva degusto Hermes si allaccia i sandali Fidia mi scolpisce Athena di Lemnia nel cuore la capra Amaltea nutre Zeus nei rotoli i rovi di film americani in cui il sud balza nell'infinito sguardo di Sam Peckimpah, David F. Wallace, Pasolini, amanti della bandana legata al capo raccolgo capigliature forme d'eccesso d'equilibrio di profondità ed è una bella giornata per noi stesi sull'amaca a epistole cariche esplodo la penna dipingo contemplo l'orizzonte assolato in fiamme rosa vermiglio ti ho amata come ti ho visto.


* Lou Rawls  cantante statunitense RB, soul, jazz: il titolo del post è tratto da una sua canzone.   

sabato 24 giugno 2017

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 - feel the need in me -


Il capospalla a terriccio intessuto dai gladioli profuma sulla canoa in cui vivo. Le illusioni altrettanto gamberi dalle tracce con cui s'inclina il punto saliente. Diverge l'affluente abbonda il corso la massa un falò grandangolo sulla testa. La mappa a capelli deambula primacciata tra correnti non disconosce il prorpio D.n.a. spiace l'insenatura. Lo zucchero di canna fluttua si scosta macina in grandiosi cingoli con cui annaffio la pupilla del carattere meno di così non si può. Rasoterra impugno l'egida inox, l'intrepida pietanza sulla fronte dell'hotel. Riconosco l'iceberg a orecchie in punta di piedi, la celebrità del volto d'andata e ritorno è nella businnes class. L'ossequio dall'oblò che viene da lassù. La periferia di Detroit si sviluppa in filo diffusione; qualche coccodrillo albino la metropoli sogna. Dormiamo il respiro abbracciati, sui cartelli dell'uomo sandwich campeggia la scritta feel the need in me. 


* Detroit Emeralds gruppo musicale autore della hit, feel the need in me, dell'anno 1973 
      








343


 - M. Davis -

  
Chiocca la ferraglia sulla rupe in quinta essenza scavalco il mare da cui traspare l'indigenza a valle. Abborraccio le prefiche, casette al mercato, s'invola il barbagianni nero sul ramo del quarto stato. I filosofi leggono la coda in ferro poi squadernano la sanità sul selciato. Svirgolo il destriero, frusto i legionari, la candela sempreverde accesa al levar della suola trotta sul muscolo esangue; in bocca ho la rosa di carne con cui sfioro il labbro del sole. Sul palco decade il capriccio per cui rimuovo il ciglio sotto il vuoto. In posa dall'animo estroso la cinciallegra in soggezione manifesta si desta all'impiedi, messaggia all'aria il verso m'insuffla di dobloni la beata mattinata. Un amore. Nell'assolo di pensieri azioni si riappisola all'interno del drum/ base dalla lama ritorta, il pop elettronico non spiace la sera, ora il jazz la fa da padrone. Non ho mai apprezzato il sound di Chet Baker, rammento di aver amato Bird e l'incommensurabile Miles. Sul ramo la suscettibilità della nottola contempla il da farsi. Dai talloni il cocaburra s'innalza nella voliera anatomica interna, mi aggrappo alle ali mi siedo sul rostro il tragitto ad emisfero in balia dei venti, giungiamo al ramo della sensibilità dove è fatica amare la contemporaneità che s'incendia per autocombustione. Seduto, cocaburra in spalla, palpebre chiuse.  


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- Blondie -

Il regno si appallotola sul carroccio giallo nero kicht la terra nell'ade arde simula effrazioni diagonali. Mi avvio fuori dal locale a pomo d'adamo. Sul pelo dell'acqua il ragno scorre fusciacca resiste attorno la vita non importa è ciò che è. Tramonto a corde sminuzzate lo squittio di topi mi vibra una chanson aggira le minuscole corone ti sento siamo nell'ultima immagine noi. Per qualche istante vi rinuncio indietreggio sul manto il bacio non dato un bacio perduto isolo l'occhio ad arti spacchettati. Passeggio sui pennacchi il pensiero plana gabbiano dalla duna si vede la via piena di labili pietre abbi fede finiamo a letto sotto il naso di tutti. Dal terrazzo sale l'unghia nel levigare il segno dell'unicorno.