giovedì 13 aprile 2017

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Aggraziata sul masso d'imbarazzi tulipani fingi tutto tranne l'intelligenza. Tra pieghe sorrisi ti dibatti a volo di Concorde mi attraversi come formula algebrica dell'esistenza evento cui imprimo un calco. Dialettico fuso lo scalcio tra le mani. Lo spampanarsi di fiori sotto i getti a pompa riducono le piccole formelle geografiche a casti gnomi. In cui costruisco teorie comparsate su tracciati triangolari dove le ciglia sopra le palpebre toccano le ciglia da basso. Scendo le scale su zampe da gallina, fondo anelli da stratega, porto la veste stropicciata. Lava incandescente la avvolgo nel sanguinante straccio irreale fonte da cui tutto il tridimensionale scorre. Chiusa la porta dell'immacolata, lievita la magia dal naso alla bocca ai mitocondri, da cui il filo del gran maestro cerimoniere, scorre sui pattini dell'episodio immolato a fil di cuore per te quando canti; ti odo nei brividi uscir favella dell'amore.  

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