domenica 26 marzo 2017

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- Suburra -


La testa è infilata nella tuta, tra le nocche riemerge il nero di bossoli con cui la saldo. Gli uomini dal secolo breve rincorrono le tavole d'oro cestinate. Sul palato nel disordine le stoviglie di latta graziano il percorso. Dal tostapane l'alba brucia deterge l'occhio a coda di rondine. Mi invito all'accensione della lampadina biologica non schermata. Sul tracciato la favilla a fazzoletto dell'idea primigenia vi partecipa attiva. Nel Triangolo oscuro la scalea scansa il drappo, la doccia sui rulli da cui monda le conche agita il voil di vermiglio. Gli orti su ogni mollusco muovono la loro bandiera sbrindellata. Al tripudio del forte comizio è la piantumazione delle canne che opera. La robinia sulla darsena rilegge i cani, si guardano di cagnesco si annusano. Al lazo il cavallo sotterra la criniera, i depositati sotto il sole depongono le vanghe rimodellano la buca. L'erba brillante dimentica le difficoltà. Emigrano le carpe sui sorrisi delle ragazze. Il vortice ricrea la trivella al cuore lega la ferraglia scoperchia il sentire dei lacci. Il guaire del fuoco sul candelabro di carta riempie la bocca ritorta di chi osserva. Al fondale imprigiono la vastità delle anime. Se avessi vissuto le  avrei ricoperte a tempo pieno. 






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