sabato 30 luglio 2016

200


- Tinto legame -

L'orto col prezzemolo cresce a passo d'uomo rincorre il sole dalla favissa in groppa all'orso si accosta a labbra di gesso e merito. Intingo la ghiaia nella pece vi navigo col fiuto. Sull'ermellino il prosieguo transita, stramazza al vento, un paio di olendri di guardia coprono il guard rail. La cupola smossa di foglie scatta sull'effige, la moneta punge l'eremo. Al riparo dalle intemperie i semi sgarbati assorbono l'invidia che riaffiora. Dietro la tenda l'unghia tonda, svista al culmine del taglio, elargisce in plastica il traforo delle ragioni. Riposa in pace la sedia aerobica, i campi d'oppio si perdono dalla vista dopo aver conquistato l'aria. La frequenza nata si sfiora, a crepapelle l'ossido stira il chadir negli alveoli. L'ubiquità del petrolio lo mostro inciso al turchese. Il sentiero montano sente il segno della rilegatura recintata a pentagono. Il frastuono vi fiorisce, manca l'aria per l'animo inquieto.

giovedì 28 luglio 2016

199


 - Chiacchiericcio -

L'onestà negli occhi congela. Atterrisce Cloto, Lachesi disturba, Atropo passa col cane al guinzaglio. Il girasole collo ritorto specchia le lenti blu dalla pupilla virile. L'intro House Music centellina l'acqua si rifugia nel canale dove sventola pesci e natanti incolori. Ciò che mi circonda il lazzo del tempo lo amo. E' il potere della frescura serale che sfiorisce l'estate. La testa chiede il rigore dei fatti se sono in area non al centro del mazzo. La mezza luna scolora gli scrosci dei tuoni e piega il gomito del mare. Mentre il sale di lana registra lo iodio, la radio si sveste sul rostro in volo. Cammino al volo sull'ostro, al minimo respiro soffia sul palmo della mano, la nevrosi del boss è l'acero che sfugge dal ricordo per divenire santo molto normale. Mi acquieto sullo saliscendi dello sguardo da cima a fondo.     

198


- La signora sexy -

Il loro legame è una propaggine in carne rossa, tra fiori di loto si amano di unguenti. Le farfalla posa sulle ciglia, la statua vede il fiume. La resina bouclè gocciola e rigetta i fossili accatastati. Mi asciugo la fronte. Matasse collocate nel grunge di periferia si alzano. Medita la trama il vinile, che suona ed esclude le pietanze dalla rupe. Le cuffie in testa mi nutrono. Al banco gli amputati gruppo di gangster lancia la tangenziale in cielo legandola. Veli di polistirolo allungano la simmetria della nuvolaglia. Il mal tempo scorre e si aggrappa sui pigmenti a tempera del lenzuolo, balza a terra il ratto sul gradino sconsacrato. Lo vedo nascondersi nell'umido. Ripongo il fazzoletto in fiamme nella tasca. Il ruglio dell'epopea s'accende sulla coperta dei fili d'erba come mazzo di fiori diafana e donna.  

197


- Pizzetto -


La balla in fili d'oro disegna le pose in abito di struzzo. Nel grandangolo il fotografo imbastito da viti arrugginite sorseggia l'aperitivo nel foyer. Un abbraccio alla vetrina del poi non riflette alcun astro sulla diagonale. Questa storia non regge l'infinito è materia querula disposta in malo modo per il nido del cuculo. La tauromachia ad aloni solari è prospettiva unica. Per vivere lucido sotto la canicola è must lo stato brado. Nel vederti ti ho vissuto sulle labbra, il tuo odore mi è sintassi in fili elettrici, la tesi musicale, pantomima squadernata nei tratti sul vetro. Il treno sfreccia e supera la casa colonica, circonda gl'innumerevoli chiodi lanceolati. Amo, recito la veridicità tra rane e bietole sapide. Rescissi le lenti a contatto nella posa maestra. Colsi lo spettacolo in curva stampai il logo sulla gamba.      

lunedì 25 luglio 2016

196


 - Indovina -

Le mani reggono l'intelligenza assiepata, gli occhi di primo sguardo senza pena nè giudizio son fibra a chiglia sulla battigia turchese. Non vi è nulla di male nell'oncia di affetto indissolubile, la traccia retta dell'intenzione ha illuso. Chi ama per via aerea reclama la degnità aurea, chi vi transita circola nell'orbita e acquieta il brillio della rinascita. La mangusta nel morso trafora la misura. Negli occhiali il cobra rinuncia all'effetto. Sulla piccola chiatta il disavanzo algido soffia di anelli stopposi. Ripiego all'indietro e sferro un calcio al meltemi, sul polpaccio l'invito di corte abbaglia il promontorio. 

giovedì 21 luglio 2016

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 - Scia di cenere -

Normalmente ascolto musica dal potere concreto. Scivola dalle mani di corniola da cui defluisce il sangue la bellezza che ne scaturisce dalla cicatrice salva il gruppo di bonsai sulla linea della vita. Con leggere ali di cuoio il processo incalza d'erosione: è l'impulso alla libertà. La tirannide con la bilancia metà oro / metallo paralizza l'arte. Sbottono la gonna nella sensualità mi arrotolo col liuto all'insù. Spolvero il piovasco a polvere magnetica nel desiderio contromano che segue l'epidermide gestualità. L'ossido dell'ombra è plurima, sul letto del piacere intravedo la pantomima. Chiudo la mina d'oro con luchetti a fiato privi di trucchi. L'esperienza di cittadinanza è da insediamento umano perspicace. 

194


- Tungsteno view -

Il filamento in tungsteno si svolge sul grecale in tutta autonomia. Preserva sul cruogiolo il rostro del respiro animandolo nell'equazione nobile in cui il rubinetto perde baci. Sulla piattaforma nessuno si lamenta del rumore che fuoriesce dalla fessura. La sorgente nello scorrere al mare crea più frastuono del solito. Immobilizza il silenzio agli insetti costruendo gabbie cromate. Il cuculo grigio nell'eremo tace di consigli per appunti sulla memoria. La strage occulta trattiene le vibrisse alle rondini amando il pasto che sfiora la pupilla. Così l'acqua brucia sul tempo mentre incenerisce il presente al passato.

mercoledì 20 luglio 2016

193


- Apocalipse now -

La concupiscenza è tenaglia per estrarre spighe in lire dalla moneta. Il braccio ruota sul barbeque. Freme alticcio poi barcolla. Retrocede sul corso dell'anno che verrà. Il brandello d'api laboriose pende dall'ostro, a miriadi cadono nella polla in cui limo pietre d'elettrico recupero. Il fumo nell'aria privata resiste al gomito menomato, un nido di vespe recide il malloppo. Sull'onda di risacca il pesce spada a cubetti trita con salvia e origano il finale barocco. Accartoccia i morti, li prepara per le settimane di noia. L'anchor man con sospetto passa la linea per commentare l'apocalisse di profumo nel subway.

192


- Who next ? -

Chi mi precede alimenta figli interiori a pianerottoli di fuoco. In avanti il capo si rinnova nel passato in parziale eternità orrido di campagna. Sulla retta destino a frattali le conchiglie in terracocca sono basi lunari del sè. Lo sbadiglio copre la tenda col metodo champenois, dripping di un saliscendi aiutato da Jackson Pollock. La video camera lo segue sino al coperchio della bara d'argento. Multiplo di ogni cosa, il tronco apotropaico lo getta sulla costa mentale. Un pezzo di limone a bordo vasca e il piano riemerge dal mare: confonde le acque con le note a gas del pentagramma. Sfiammo il dosso con la lama, tolgo l'amo dal palato del manichino, il vento smussa il granchio. E' un piacere lavorare.  

191

 - Lume -

La cometa in subbappalto è la scimmia che forma la traiettoria. Il peaesaggio d'oro floreale acquista l'anemico viola di globuli nei raggi, la vetta nel profilo mostra al magnate le carte in mano. Ribalto la cruna da cui il termometro passa e dissolvo le alette di pollo messicane. Le tracce unte dalla posa in ferro comandano al cemento amato la scia che intesse il casco sulla vetta del go-pro. Dal tetto il volo: lo struzzo ammara sui cingoli. La pieve in minigonna lega la seta in bocca ai temerari. La menzogna che incontro infila la mutevole collana, abbronzatura da muratore in groppa agli assetati.

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- Elisir -

 
Sul corpo del mondo la pelle ruota tracolla nelle strade. I sigari, compagni d'avventura economica, fumano volte di cattedrali; lo spegnersi dei punti cardinali a rettile crea giardini mondani. La carta alcolica ne assorbe l'accordo a costellazioni immuni sulla testa. La campagna chiusa d'alberi mima gli spaventapasseri e alterna i fiumi secchi al molo del domani con la donna vista dal terrazzo sul mare. Cammina sul lato opposto della via tra un garage e l'altro la mummia con l'ancora legata ai piedi. Dorme sui flutti sagomati di vermiglio, s'abbevera nelle taniche di wiskey, tace. La partitura del tacco d'aurora nell'occhio bascula di soppiatto la fuga conserva la lingua in posizione da nodo di montagna. Spiuma il battito dell'artiglio mentre regge lo sguardo. La carne fiore di verruca dell'aquila, conquista il crollo dell'artista. La pièce s'incolla sull'unghio plastico teatro sull'omicidio, tratta l'orma. S'infila tra le orecchie nude in compagnia del passaggio nel filo dal volto che vibra.
   

domenica 17 luglio 2016

189


- La fontana rosa -

Le farfalle bianche attorno al rubinetto in bronzo, intercettano la goccia che cade in cristallo prezioso sulla grata. Il maniero in balle di fieno si staglia silente sulla collina, dona al vento qualche sbuffo, la giornata è defunta dal sole. Il cenacolo, chiome di chignon alti, bassi, laterali, lega con la cinghia le ceste alla groppa dei somari. Sotto il cappello in paglia il volto segaligno è la comunione col ventre della donna per la notte. Il disco del sole lega l'occaso a sè, si stempera nel condurre al gruppo di case sulla collina se piego la visiera. Il sentiero in graniglia: al frinire delle cicale notturne la luna piena lo irraggia. Il tramestio, ghiaia ferita sotto i miei passi, segue. La finestra illumina la vista. 

188


- A' la fin du soleil -

Al termine del sole giunge la valigia in pece nel tramonto, imbratta d'oscurità il cielo la tramontana d'abbracci mugghia. Stamane la scintilla dell'aurora riaccende il congiungersi, l'universo brilla. In uno sbadiglio floreale la sonnolenza delicata si dissolve ai raggi. Apro la finestra, di spalle il letto di sogni fuggitivi si è dissolto, rivedo il giorno sobrio nell'abito di frescura. Vorrei poter dire ti amo da morire; è la mia novità. Si dipana ignoto il tempo, cortometraggio a colori di Damigella sul vetro.  

187


 - Amanti -

M'isimprime il triangolo di te sul foglio d'un mare aperto, dove il piglio terra cielo confondono le tue forme transeunte in me, lievi incedono in sciabordii dure dolci di santità illegittima con cui amarti in giochi d'accensioni, d'acque ripetute circonfuse di segrete cripte cunicoli esaudendo il non sapere, del nostro amore crudele fiore in ogni proiettile, con cui ci colpisce ci sfiora ci protegge di cuore, lasciandoci cicatrici sul corpo esausto ovunque.

lunedì 4 luglio 2016

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 - Star -

Lo sguardo color rosa di sè s'impietosì: tra i cespugli sempreverdi era secco di amore. Il tuono serrò le braccia, gli aquiloni levarono le ancore, le nubi distribuirono le dita sulla carta. Bella come il sole si tuffò nervosa. Come il balzo del ciondolo mosso dal collo, uscì da perfetta danzatrice dell'eros. Stava in piedi, Regina degli scacchi ovunque, sul disegno incatenato di uomini e luoghi comuni. 

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 - Pill -

La lucciola in seta indossa luci stroboscopiche, con strisce di falpalà nega l'amore a chiunque. Parole di organza fuori tempo, salvano il gesto dall'odio manifesto. La cresta modula i cucchiai di caffè, la barca di carta imbevuta affonda in costole nere, ai ganci perdutamente. Fulgido trastullo è il torpore del vortice, la miseria sulla giornata frantuma teschi di candido relax. Col bulbo nero mostrano come la dentatura sia greto di fiumi universali.    

sabato 2 luglio 2016

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 - Televideo -

Sciama esterno il nugolo di brace previsto nel gallo da cortile. Il parcheggio dal passo lesto muove la scala mobile dell'oca col carbone al collo. Ogni volta riprincipia tirando tramonto e aurora, il lenzuolo di colui che dorme al risveglio. Semi antica la finestra accende l'ultima preghiera. L'orologio escluso dal muro, celebra il nuovo orario 06:30 e rinuncia al sole sulla brandina costruita in pietra. La parità non è un diritto se il distico si compiace della coperta. Ammiro il cielo a braccia conserte, mentre travaso neve dal fango. La finestra ovale dirimpetto, scoperchia mille passioni nella pineta marittima. Mi rivesto, maneggio il tenero arbusto: incendio la ciocca di capelli sul fondo del pozzo. Conquisto le monete d'oro, i diamanti grezzi ruzzolano dal pendio esausto. Il successo agognato .    

183


 - Osaka -

Il piede in mare chiude diagonali a stringhe su scarpe inglesi. Il phon di manica corta priva il senno per la linea dell'equatore. Chiunque vi passi, scorge il cane del fucile guaire alla luna zoppa. Riflette l'intruso equilibrista. Spinge la fuga su trampoli con calma propria. Sullo fondo sfuso nido di cicogne, il cotone ambrato ricuce rocce sgretolate. Permette al fine dello scarto di ripulire le scorie. Recupera inferiorità alle membra raccolte in preghiere di massa. La luce stringe la pazzia sul dorso della mano, fiori di sospiro varcano il bordo d'un soffio al cuore. Sull'anulare posseggo il gorgo estremo, la soglia insegue ovunque i connotati del portafoglio. Un colpo di tacco, salta la pietra nello stagno, la goccia nata segue l'haiku che tesse il paracadute al ragno. L'inchiostro invisibile taglia la parte opposta al color dell'aragosta che disegna il pontile per l'attracco. Interviene la pioggia oltre la traversa.