mercoledì 30 aprile 2014

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 L'autonomia crepata sotto il banco


La periferica presso il tempio paga l'isterico intertempo; imperfetto e reclutato a fibre autonome il quale nell'affusolarsi stima; dita in truciolato che salgono ricurvi, al collo lineari al mantello legato al magnesio oscillante dizionario di messaggi silenziosi; amato dal potassio. Fratello seminato presso il lastrico funesto della fune; sotto la terra impiombata il nodo a mare in controvento; riveduto e rialzato di cirrosi dove i nembi pagano l'inganno a menadito; fintanto una rasoiata non li colga a scaglie assaggiando circospetti ciò che è stato intinto; trionfante nei decotti al cappero per minuscoli pistilli legati sempre; di gas pubblico: il quale candida l'avanguardia a chi fiorisce l'inversione: sicuramente l'avversione alpestre, irriga la matassa.

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 Funi radenti l'erba che sbucano dai pantaloni obliqui


ovalizzati al funereo rimbrotti neri, disegnano il legno d'orato alle pareti; e d'ufficio il gonfiore sulla strada cancella casupole e brume d'uccelli; dove le monete cadute circolano roteando l'angoscia intrecciarsi a migliaia di cappi; ovini nell'unica testa in cui pregano incrociando la ghigliottina, che non sia metallo lo spicchio di luna che calando compare; museo di canaglie fenice e iene amanti avanzanti tirando il collare distribuiscono sangue; collegato col cielo e aperto nei chicchi; di grandine magnetizzata dal ragno che alla ragnatela impallinata di bianco mescola il gioco incollando le carte: diminuendo mazzi di poesie; maquillage del raso terra presso l'omero che taglia le diagonali in lingua stringendo i panni; gocciolanti: e poi la corsa su e giù dagli angoli incatenati e rintuzzati nei rombi del separè; rugginoso amante dal sud della tratta, dove riposa la donna nel falò; romana che brucia i propri figli arrostendoli nel plesso deteriore; fioca lambada contraente di volti occasionali a piccoli quadri; appesi a sputi; fili murales richiedenti schiere infiorescenti al vertice dell'uovo; le possibilità di avere un dialogo colma gli abissi; stinti dal basco paglierino è ammirevole la ghirlanda del corteo che eccelle in filosofie. D'ufficio e di spalle applicando l'ostilità della contromarca.     




sabato 12 aprile 2014

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 La Musa quieta di perplessità portava mazzi di fiori inveterati


costante la prima sfida, con gli occhi al contrario dove devia il cioccolato spurio d'intensità, egli mise l'edizione ombrosa cantando il ferro di pervinca; una volta ricoperto lo battè fiorente sopra gli alberi tramontati conversando nel boccale tra sè; provocando un'eco dessabbiato per ogni alba che si fosse presentata in sicurezze animate dal brunito circolante attorno al piedistallo; escogitando l'ornamento indegno che decolorava le galaverne sminuzzandole; nel rosso inadempiente tra migliaia di gabbiani a muso duro; il becco unico estratto del quotidiano ingiallito degli anni 80 dove la nutria comparve di sorpresa nell'occhiello; amica di velivoli che nel volo di ricognizione nascosero le carte arrotolandola alla carlinga; tra cibi e tronchi accumulati da cristiani di routine disponibili e d'aristocratico apparato; incisa sopra il disco di vinile, il quale saldato da un soldato al perimetro di vetriolo, usò lo stampato a macchia un'ombra proponendo l'acqua; in una figura che passeggiasse nel vaso temporale costruito ad arte. 

martedì 8 aprile 2014

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 Si erge d'oro il pubblico salito con la fiaccola raggrumata


il buco al doppio chiodo illuminando il sole spegnersi; alle spalle del manico scalda la temperata fiamma ossidrica, tuffandosi di rovescio; inorrididendo le sfacciatagini cadenti, col lardo che narra di sè e delle fragranze di verbena; alla cittadinanza raccolta negli appezzamenti urbani di proprieta del demanio alato; discorrrendo nudi sulla velocità che tra le mani sguscia sfumando; la coscia colorata dove l'intensità divina addenta il melograno accerbato di metalli; avvolti negli stracci senza fiamme tamponate dai morsi dell'aratro, col bicchiere in mano per aver bevuto lo champagne del vitigno; mentre al tempo che lo conobbi col cappello in testa, ogni frutto illuminava la volpe fulva che spelluccava dal banchetto imbandito e disboscato, dall'avarizia di resistenze improprie sottovuoto.

lunedì 7 aprile 2014

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 Arde folto l'anello nel carico muto


se si depone in Cina, il telefono la terza lettera l'acconcia al centro; albina e sardonica come quando ogni cosa va da sè animando due direttrici nell'incedere; presso il crollo del participio dove malgrado le correnti interne, l'esterno bofonchia strutturato; in relazioni ascrittegli vis a vis d'improvviso rialzando al 13 per cento le quote divergenti; nel contratto anello della traversa di sconforto non confondendola con la pelliccia dell'esistenza; di valori retrogradi forti e a torti triturati tra i giurati pendenti e gli orecchini perdenti non lavabili dai piedi all'insù; con la piccola guida di sinistra che origlia orientadoci in roccaforti tra le foglie e le cartacce ricoperte; del mito che soffia divertito la cannuccia dietro l'impiego bollito e ritrovato; nel nugolo di fumo coltivato a spine elettriche nel conforto; varcando travagliate mulattiere piene di fori schierati col fucile; a tracolla di mezzogiorno ponendosi contro i cieli, intubato; dal veleno che discende gesticolando gestazioni e drenando sorci, uno sopra l'altro nell'imprudenza del traffico; extra urbano, limando chiazze nel fare turni di nevischio anch'egli discendente: dal turbo diesel rasato lesto; come siepe vuole curvando di sei assi. Perciò sciolsi le spade nel bicchiere calpèstando le bare ammonticchiate ponendo una mazzetta di mille grazie sulla barricata di petunie; dove il mare arretra ogni fauce, e la marea salta metri a piedi pari dentro il cerchio; portando a sè il sentiero introdotto nelle ossa, nel frattempo masticando vespe variopinte che ronzano con lo scalpello in bocca: vidi l'universo sul femore passando per il buco.   

giovedì 3 aprile 2014

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 Odor di latte borchiato schiacciato sul collare di mattini popolari


ogni sorta di scarpe osserva il parabrezza le galline di cemento stanno limpide; con la schiena curva piantando muri bianchi, che del rinfresco futuribile sostengono un ricordo; vago davanti a porte di nuvolaglia sgretolate da buoni rapporti, gonfiati in doccia; dove grandine e scorpioni riassorbiti in gola pasteggiano idee non deperibili; a chicchi di sguardi reperibili sulla linea del davanzale, la finestra da cui si controlla il rassesto nella botte amorevole sta; sul capezzolo del canto dove il gallo rigurgita stelle nere occultando il fiato; del canale boicottano le misure ritrovandole impiccate al filo della tensione; ingrassando la circumnavigazione dell'insetto che decolla sotto la foto del martire volando rapido ringiovanito dai fili al vento; sollevo la fune del pozzo per ogni assetato e sotto l'egida della gru che bivacca all'ombra apro le casse dalla miglior tinta di zabaglione; puntando il rimprovero su un cavallo dell'idrovora carnivora, che snocciola sarcasmo lamierato al prestigio; appuntandolo al peristilio in gran spolvero; divorandosi tra le dita il traforo denso d'acqua cassando chi disapprova nel diaspro; il cristallo imprigionandolo di linee rette col disguido, vedendolo prestato; sfuma commenti fotografoando nudo la luna per quattro, generando profonde raggiere col solarium di cinghiale messo al collo; il quale ammansisce l'affettatrice lasciando vivo l'animale.