mercoledì 26 febbraio 2014

46


 Sfilata col contuso intercambiabile

Regalo nove metri alla traversa imbullonando ruote nell'orbita cromata; di filosofi asseragliati sullo stipite appollaiati a  gravide perpetue che replicano di volta in volta emanando il loro plico d' avanzi mattinieri; incartati a due olive ascolane rassomiglianti a perle dal bulbo di nuvole sfrattate al caldo; clima pillifero di pazienze agghindate al copricapo incorporato; di pellerosse circonfuse al destriero della tradizione importata; all'idrico restauro che saluta costruzioni d'alveari all'oleandro deturpato dalla fliliera approfondita; aggiungendo la bevanda al movimento ritagliato ribollendo senza pause; nè struzzi nè gallinacei all'ammontare della destra anarchica di poesie col libretto di lavoro, e il rimbalzo più arretrato sulle traversine del mio idolo malmenato dalla santa religione; si fa apostolica ed esanime, tra succhi di mirtilli sulla terra del sagittario; condito sotto l'egida di elmetti nell'incavo di topazio col dilemma; della condizionale tra dita larghe ed estese sopra il Nilo misterioso per l'mpianto; che va a ruba rotolando nella buca dello scoppio ritardato; caleidoscopio al giro dell'universo a primo acchito; colpendo in pista l'inviato in singoli a 45 giri d'un compositore forzato al seguito d'un assist, sulla corsa non pervenuta.  

giovedì 20 febbraio 2014

45


 L'immodesta nuvolaglia al sole di ghirlande e fiori


Su questo palcoscenico, lurido pied a terre dove udire il proprio nome di battesimo è arte rara; distinguendo le dignità spegnendo peli glabri, dagli avanzi sulla collina; che si frantuma osservando il cielo, il quale scende paracadutando a terra l'intonaco a pezzi; nelle tasche d'angeli sgretolando il corso d'acqua d'ogni diga rimbalzando di rumore; col fiuto umido e le scintille a borsa aperta; fuoriuscite dalle nari le quali fiondano di frequenze il martello da scolpir campane agli zingari cinematografici; che osservano ciò che rimase dell'elemosina carbonizzata gravitata nell'aria, tra gocce solenni e tintinnanti; di topazio e danaro spicciolo da bufere e tifoni sulle riviera;  rivestendo con budella nastri di martore recise e linciate che masticavano; adesivi con denti anteriori scovando nel traforo innumerevoli pensieri allibiti; dondolanti sulla gruccia, del pendolo parcheggiato sopra il suit d'ordinanza; disegnato col compasso ad acquerello, che tergiversa pulendo il vetro salutando il muso; del canide fedele al tricolore della mattina; precedente ai versi di alcuni denti esemplari e conservati; alle spalle d'un angelo fotografo mentre divora il proprio glitter: luccicante quotidiano.  

domenica 16 febbraio 2014

44


Gli scuri rimossi dall'ascesso


Ricamo l'indice del sole passeggiando noncurante; saltellano tra tombe monumentali e cumuli con la croce infissa a terra in un saliscendi che si fa onda marittima; presso il pettirosso, dove con un balzo surfa tra i piedi e nel vento cerca le radici dalla manica, conquistando il cibo; che scivola basso al buio e dall'avanbraccio rotola innondando le tasche della moltitudine schiarendo innumerevoli pulci allineate riverse nell'asciugatoio ad abbeverarsi; con l'insalata tra i denti e i panni strinati al forno; invetrato di verde rame e soffuso di amanti periodiche; sinuose le quali battono le ciglia sul dorso delle campane di mezzo giorno e città  mosse dagli scacchi; dell'autorevolezza in cui la torre crolla disarcionando l'alfiere dal cavallo decapitando regine; nascondendola nel sacco al re; insanguinando vetrine tremanti al freddo e braccia conserte; appannando ciascuna voce che simula persone intrattenendo perspicacia da tutti gli addendi dell'architrave.

mercoledì 12 febbraio 2014

43


 Jesusu loves the acid, impersonating God and salvations


animando il phon col trapezio del piumino d'oca lacero la polvere: ottenendo legno marcio sulle elitre d'una cassa mortuaria azzurra; con maniglie laterali color porpora prestate dal fagiano che bagna l'ostrica superficiale di terra rossa; lavorabile al tornio essiccato al peperoncino col vertice arrotondato presso il quadro rosa; a tinta unita col tulipano odoroso d'olio, se strizzato sgocciola sul pavimento il sangue d'un naufragio che avverrà; sullo scheletro di feste in alluminio e plastica brillante trapassata da luce color topazio e cornalina col motto sul cordone ombelicale - dammi retta: l'unplugged di ghiaia d'asfalto snocciola su lamiere sinfonie cacofoniche - graffiando la luna nella corteccia d'ogni passante; occasionale assemblando i rumori dell'auricolare dallo sfondo sessuale sul parabrezza; eppure quante volte la foglia nell'acqua ha simulato il pesce alla deriva tra le frasche dove ora pascola in un piccolo recinto abbracciato ad un'apocalisse minore; mentre la gazza tra i covoni di fieno vira e plana discendente sul cappello; al vertice del palo in mezzo al campo col termometro appeso: fosse un Cristo dalla temperatura di 14 gradi; mentre le reti dei pescatori usurate agitate dal vento mostrano le spalle alle campagne assolate tra palazzi periferici che saltellano di color zabaione e limone; mescolando alla vista tutti i campi sportivi illuminati dal verde sotto il sole; adombrando certi muri graffettati e archiviati dal non senso incisi da criminali a spry dilavato vivo d'innumerevoli pioggie; di questi anni scrostati.  

venerdì 7 febbraio 2014

42


 6 x ( 6 - 3 ) = 18 : 2 = 9


il fuoco ruggine dall'alto accatasta la melmosa pace rimpicciolendo il panorama; al punto da non ribattere il chiodo privo di sesso sui rumori dei laghi uno presso l'altro; lastricati in gomme e carcasse a traccia d'un edificio e la sua diagonale: estratto d'un poligono senza desideri nella propria formula 6 x ( 6 - 3 ) = 18 : 2 = 9 quintessenza di risultati fatti con le scorze; dell'arancia riempita d'acqua naturale non ghiaccciata, se poi l'orso rimette in sesto il display polarizzato; tentando lo stimolo ad uscir dall'apatia; si va al confine dello stato dove l'abitazione rosa macchia il fumo ristretto nella corsia all'aperto; e sulla strada rancorosa le melodie sono ricorrenti e fatiscenti nel saliscendi del sottopasso; col cartello pubblicitario presso la roulotte azzurro e panna; e quelle finestre d'un gelato anziano che lucidava un rolex d'argento al polso d'un amico mozzato di fresco.

41


 Lo scalpello intonato al legno musicale


Il mare s'interruppe di naufragi nelle pagine d'alluminio; dove il tondo e dorato anelito reggeva nella chiave in rame il made in China suonato; raggomitolato nelle conchiglie presso la metropoli sciupata e disponibile d'innumerevoli prìncipi e innumerevoli miserie di princìpi edificate nel pongo allineati nel piombo; condividendo a cravatta metropolitana la monoraotaia sul nodo scorsoio; rovesciato in disponibili agganci sul nulla sublime; e l'ovvio egocentrico con una pennellata un po vintage e un po fanè nel tono di voce; cremosa nel burro areato col violino sull'acqua; accordato all'orologio del polso di un gabbiano che sulla zolla con i sodali cambia lente; del termometro a scacchi raggomitolati lì vicino intinti nel titano; annodati a muscoli da ricaricare con lo spinotto di fari spenti imbavagliati alle carte; su cui torme di ali inesprimibili volano a riccioli, conquistando muffe essiccabili in  un brasato gentile al ristorante; brusco di polle insulari e sassi erosi dal canto di un sarto con lo scalpello.

40


 Le scarpe verdi dell'arcobaleno


Il riccio scuoiato a carne maciullata riverso; negli aculei seccati della stuoia da cui il nibbio; rovescia lo shampoo sul pavimento marmoreo intriso d'occhi; illuminati dall'albero rivestito dalla stampa nel rilievo; sull'organo ingiallito di memorie che nei salmi ripercorre il Nilo con intelligenza imbiancando di calcinacci il natante; alle falde d'un errore dove troppi nomadi inciampano osservando sul divano; agitando maturi le mani nel salutare il Mare del Nord col fazzoletto; e col cane ai piedi a marcia indietro che esploderà di lì a breve;  dilaniando bretelle asfaltate che si rincorrono mostrando il morso benedetto tra denti in plastica; come piccole terre fiorite. Di rotondità economiche patrocinando la nera che nello sputo a terra, ricalca il giornale spingendolo in un refolo di vento. Che regola le innumerevoli pagine sfogliate dei giornali, avvolgendoli rantolando a volti d'uomini attorno alle scarpe della panchina verde.

mercoledì 5 febbraio 2014

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 La macchina circolare sul mondo eroso da molteplici trame


La bagascia si offre in sconto sull'epitaffio latino memento mori; calibrata rimane stesa recitando in God we trust lE concessionI per amore e svago; del polipo che tra le mani si muove ammaestrato attorcigliandosi a gesti epilettici; al proprio volere dettato dai cabotaggi con cui la carcassa di animali morti sfiorsce celebrando piccoli e maestosi cieli; nei quali il freddo s'addensa abbozzando su ogni piedistallo un'armonia col leggio per ogni statua; di ossigeno che nel magenta fumoso rifiorisce sulla chiave del basso, d'un violino, e una grancassa; prestando agli orbi decine di mani intirizzite che tra le nervature della palma si muovono inespresse; sul risciò ripiegato al palo di quella buca disossata e lemme abbracciata ad una fiamma che arde;  regolata dalla farfalla gialla nell'etterraggio sottostante ferma sul bivio di un ramo di fronte all'ossequiosa brezza di giostre illetterate; legate a pinne d'innumerevoli squali che nevigano su onde ghiacciate nelle molteplici coscienze; raggelate di  cella in cella dove la notte tumultuosa si sdraia riposando e sognando belle giornate abbronzati al sole e sante donne leggiadre che amano essere in una lacrima salina e dove tutto e santo: ciò che è creato poichè riallacciato alla storia dei calzoni con cui si lega il mondo liquefatto di parallelepipedi; e slogan alla moda negli stop, dove il tunnel dei led tutti accesi crea l'ipnosi per ogni uomo; che sotto la pioggia serale, si ritrova pedone con l'ombrello bianco attraversando le strisce pedonali della bandiera americana. Con le stelle in tasca.